ProVita onlus

ProVita onlus: lettera aperta ai Pastori italiani di Santa Madre Chiesa

bambino embrione

Pur non avendo un carattere ecclesiale e confessionale, l’associazione ProVita onlus, scrive alla Cei: “Con l’aiuto della Providenza la cultura della morte sarà costretta a fare un passo indietro”. Di seguito il testo della lettera in versione integrale.

“Roma, 6 giugno 2018

Reverendissime Eccellenze,

Vi scrivo a nome dell’associazione ProVita onlus, che non ha carattere ecclesiale e confessionale, ma che in questa circostanza chiede aiuto, sostegno e conforto alla Chiesa Cattolica Italiana.

In questi quarant’anni, la propaganda abortista è riuscita a silenziare, annichilire, cancellare l’umanità del concepito: e se non si riflette su questo dato di fatto – oggettivo e inconfutabile – è ovvio che si trova modo e maniera per giustificare l’aborto – solo “in casi estremi”, magari…

Ci sembra pressante il bisogno di una corretta informazione, non solo della gente comune, ma anche in ambito ecclesiale, tra i sacerdoti, i seminaristi e nelle congregazioni: perché non è possibile difendere i più deboli e indifesi, le prime e più numerose vittime della “cultura dello scarto”, cioè i bambini nel grembo, se non si riconosce la loro esistenza in vita fin dal concepimento.

In secondo luogo, riteniamo di dover difendere non solo la vita del concepito, ma anche quella delle madri, perché a noi la salute delle donne sta davvero a cuore. Anche a questo scopo, la retta informazione è necessaria, per smontare le fake news che in questi 40 anni ci hanno indottrinato al punto di darle per scontate.

Chiediamo allora alle Vostre Eccellenze di promuovere in ogni Diocesi un convegno destinato ai seminaristi, ai sacerdoti e ai religiosi (oltre che ai fedeli interessati): ProVita si offre di porgere dati di fatto oggettivi – senza risvolti politici – affinché gli intervenuti possano maturare una coscienza critica in materia e operare un retto discernimento.

Dai Vescovi e dai Parroci, la corretta informazione giungerà in modo capillare anche ai fedeli: solo così potremo rallentare – o fermare – l’impressionante strage di innocenti che si perpetra ormai da decenni – non solo con l’aborto chirurgico, ma anche con le pillole e molti tipi di anticoncezionali.

Troppi cattolici sono poco informati: a suo tempo sono stati dei politici cattolici a consentire la legalizzazione dell’aborto in Italia; oggi lo stesso è accaduto in Irlanda.

Noi fedeli, infatti, abbiamo bisogno di Pastori che ci guidino con voce chiara e braccio fermo per non essere irretiti e confusi dalle sirene della “cultura della morte” che oggi cantano forte, padrone come sono dei maggiori mezzi di informazione.

Eppure, con l’uso della retta ragione – a prescindere anche dalla fede – tutti, anche gli agnostici, sono in grado di capire il male intrinseco che è sempre e comunque l’aborto. E ne abbiamo avuto prova recentemente: le coscienze si sono risvegliate in occasione delle campagne di informazione che abbiamo condotto su scala nazionale, grazie al contributo del volontariato prolife.

Con l’aiuto di Santa Madre Chiesa – e della Providenza – l’effetto positivo di queste campagne potrà essere prolungato e amplificato e la cultura della morte sarà costretta a fare un passo indietro. E se avanza – invece – la cultura della vita, tutta la società ne avrà vantaggio non solo spirituale, ma anche economico e sociale. In attesa di una Vostra risposta, invoco la Vostra Paterna benedizione”.

Francesca Romana Poleggi




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