28 giugno 2018

28 Giugno 2018

In nome di chi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,21-29)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Il commento

Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (7,21). La preghiera non basta e neppure le opere, non è il fare che conta, anche i miracoli si rivelano insufficienti. Gesù insegna ai discepoli che la via della santità consiste nel cercare e nel fare con ostinata fedeltà la volontà del Padre. Il Vangelo di Matteo si apre con la testimonianza di Giuseppe, l’uomo giusto, il quale obbedì senza esitare alla parola del Signore (1,24). “Sia fatta la tua volontà” (6,10) è una delle richieste del Padre nostro, la preghiera che l’evangelista pone nel cuore di tutto il discorso della montagna. Nell’esortazione conclusiva ritroviamo la stessa espressione, come un sigillo: “chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio …” (Mt 7,24). Queste parole da una parte confermano che l’insegnamento che Matteo ha raccolto nel discorso della montagna manifesta la volontà di Dio; e dall’altra invitano ad attenersi scrupolosamente alla Parola perché solo chi l’accoglie e la mette in pratica trova la via della gioia.

La proposta di Gesù è molto esigente e non si riduce all’osservanza formale di alcuni precetti. Il Maestro toglie ogni falsa sicurezza quando afferma che possiamo parlare e compiere miracoli in nome di Dio. E poi, nel momento del giudizio sentire queste parole che gelano il cuore: “non vi ho mai conosciuti” (7,23). È davvero tragico. Tutto questo può accadere perché nelle opere compiute dall’uomo si nasconde sempre l’istinto del protagonismo e spesso l’orgoglio. A volte facciamo tante cose in nome di Dio ma in fondo cerchiamo solo di sponsorizzare noi stessi. Fare la volontà di Dio, invece, vuol dire camminare all’ombra di Dio, essere solo una voce che fa risuonare l’eterna Parola, compiere tante opere di bene ma sempre e solo per rendere gloria a Dio. Questo percorso è tutt’altro che agevole, non è facile calpestare l’orgoglio. Oggi chiediamo la grazia di fare tutto senza chiedere nulla, neppure quella dose di applausi a cui forse abbiamo diritto.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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