3 luglio 2018

3 Luglio 2018

Il grido della fede

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,24-29)
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Il commento

Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi […] io non credo” (20,25). I racconti della resurrezione disegnano il volto di una Chiesa che poco alla volta – e non senza fatica – si apre alla luce. I vangeli non narrano tutte le vicende, raccontano solo quelle che hanno un valore esemplare e pedagogico. La pagina dell’apostolo Tommaso appartiene a questi racconti. Notiamo anzitutto che egli non si trovava con gli altri discepoli quando Gesù apparve la sera di Pasqua. Non conosciamo il motivo ma nulla vieta di pensare che quest’assenza fisica sia segno di una distanza interiore. La morte di Gesù aveva generato un grande dolore e una forte delusione. Quando gli altri apostoli dicono di avere visto il Signore e raccontano l’esperienza di fede e il dono dello Spirito che hanno ricevuto, Tommaso, invece di riconoscere in quella parola una luce e una chiamata di Dio, sbarra porte e finestre e manifesta così di aver poca fiducia negli amici con i quali ha condiviso l’entusiasmante esperienza della sequela di Gesù. Ma lascia aperto uno spioncino, afferma che è disposto a credere se gli sarà data la possibilità di vedere e toccare i segni dei chiodi. Una richiesta un po’ infantile e troppo umana. Una reazione piccata e orgogliosa. Dinanzi al Mistero, l’uomo non è in grado di dettare condizioni, può solo disporsi ad accogliere o meno la luce che viene dal Cielo. Le parole di Tommaso sono cariche di emotività e contengono un’assurda pretesa ma in esse vi anche un elemento di positività. L’apostolo manifesta il desiderio d’incontrare Gesù. La gioia contagiosa degli amici che hanno incontrato il Risorto lo interpella e forse percepisce con rammarico di non essere stato presente. In fondo, quello che a noi appare come un dubbio, in realtà è un appassionato grido di fede, l’apostolo chiede di vivere la stessa esperienza che hanno vissuto gli altri. Ed la stessa preghiera che vogliamo fare anche noi.

Signore Gesù, donaci di non restare lontani e distanti da Te, infiamma il nostro cuore con la tua Parola e vinci con la tua misericordia le nostre pretese infantili.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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