20 luglio 2018

A partire da Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,1-8)
In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle. Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato». Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma solo ai sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Il commento

Se aveste compreso che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrifici…” (12,7). Lo shabbat è il giorno di Dio, il giorno in cui tutto si ferma per riconoscere che Dio è prima e al di sopra di ogni altra cosa. Ma non può onorare Dio chi non riconosce la dignità dell’uomo. In effetti, ogni volta che manifestiamo la carità nei confronti del prossimo, rendiamo a Dio la gloria più bella, quella che gli è più gradita. Non è facile custodire un sano equilibrio tra Cielo e terra, a volte ci appaiono come due sponde lontane, addirittura incompatibili. Ma Dio si è fatto uomo proprio per azzerare ogni distanza. Possiamo rendere gloria a Dio senza trascurare le esigenze degli uomini; e rispondere alle necessità dell’uomo senza calpestare la verità di Dio. È questa forse la grande sfida del nostro tempo. Dividere o contrapporre Dio e l’uomo è una palese falsificazione della verità rivelata. In questa cornice possiamo leggera la parola che Gesù consegna ai farisei: “Misericordia io voglio e non sacrifici” (12,7). È una parola tratta dagli scritti profetici, una parola che ha il timbro di Dio. Gesù la propone come la regola che deve illuminare ogni altra legge. La misericordia è l’amore ostinato di Dio che vuole salvare l’uomo. Ad ogni costo. Gesù invita a rileggere tutto a partire dall’uomo, considerato come un bene primario.

Ecco dunque la sfida: imparare ad intrecciare nelle scelte di ogni giorno l’alleanza primordiale tra Dio e l’uomo. Occorre manifestare che la ricerca di Dio non ci allontana dalla vita dell’uomo. Al contrario, la fede passa attraverso la carità. Dicendo che Dio preferisce la misericordia ai sacrifici, Gesù offre un orientamento fondamentale. Alla Chiesa il compito di tradurre questa parola indicando di volta in volta le scelte più fedeli al Vangelo, cioè quelle scelte che più e meglio manifestano la misericordia di Dio. Oggi chiediamo la grazia di imparare a guardare persone e cose senza cadere nel facile giudizio ma cercando sempre e comunque il bene del prossimo. Un obiettivo possibile. A condizione di partire da Dio.




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