Spiritualità familiare

Licia e Settimio Manelli: una famiglia numerosa nel deserto delle nascite

di Giuseppe Brienza, giornalista e saggista

Un lavoro, una casa, ben 21 figli, e poi la guida spirituale di san Pio da Pietrelcina. Che cosa dice l’esperienza dei servi di Dio Licia Gualandris e Settimio Manelli ai genitori di oggi?

In un tempo come l’attuale in cui le famiglie numerose sono accusate di essere “irresponsabili” se non colpevoli di “inquinare il pianeta”, ho pensato di scrivere una breve biografia dei coniugi e servi di Dio Licia Gualandris (1907-2004) e Settimio Manelli (1886-1978) della quale, in questo articolo, offrirò solo una piccolo assaggio (cfr. Filosofia della vita dei Servi di Dio Licia e Settimio Manelli). Questi due sposi cristiani, che non appartengono al “medio evo” perché Licia è morta solo 14 anni fa, hanno messo al mondo ben 21 figli e, in questo, furono tra gli altri incoraggiati nientemeno che da padre Pio da Pietrelcina, dei quali sono stati figli spirituali.

La vita di Settimio Manelli, oltretutto, passa anche per una conversione in età piuttosto adulta. Dopo aver vissuto una giovanile esperienza influenzata dal pensiero individualista, dal Decadentismo e dal modo di vivere dandy, dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale cominciò per lui una salutare crisi spirituale. Questa lo portò a 38 anni a incontrare Cristo, attraverso il Santo cappuccino del Gargano. Settimio fu mobilitato durante il Primo conflitto mondiale e, da pilota d’idrovolanti, si guadagnò i gradi di capitano per meriti di guerra. Una volta congedato, dopo aver conseguito ben due lauree, una in Lettere e filosofia e una in Giurisprudenza, visse una vita professionale interamente dedicata all’insegnamento. A 40 anni si sposò con Licia, conosciuta nel frattempo e, nonostante l’opposizione delle rispettive famiglie d’origine, i due fondarono una famiglia numerosa sentendosi chiamati a questa benemerita vocazione fin dall’inizio del loro matrimonio. Uno dei figli è il vivente padre Stefano Maria Manelli, fondatore nel 1970 dei frati Francescani dell’Immacolata, dei quali nel libro ricostruisco in appendice le tappe salienti del quantomeno controverso commissariamento iniziato nel 2013. Per il resto ho cercato di tratteggiare con taglio giornalistico e senza toni agiografici le personalità dei due Servi di Dio che, agli occhi dei nostri contemporanei, non possono che apparire scioccanti.

Per esempio nel primo capitolo, Una famiglia benedetta da 21 figli (pp. 17-27) evidenzio come Settimio Manelli, da studioso, poeta e scrittore non credente (meglio “non praticante”), una volta convertitosi scelse da “cristiano tutto d’un pezzo” di offrire così tanto a Dio della sua vita familiare, professionale e, persino, letteraria. Lo testimonia ad esempio la trasformazione radicale dei contenuti e dei toni delle sue prime produzioni letterarie, estetizzante e superomistiche le composizioni giovanili come “La canzone del Kaiser”, “Ex Kaiser” e “Spartaco”, veri capolavori di Fede e spiritualità quelle scritte dopo la conversione come Alla ricerca delle sorgenti, considerata da molti il suo capolavoro.

Settimio nacque a Teramo (Abruzzo) il 25 aprile 1886 e morì nel 1978, proprio nel giorno della festa della Beata Vergine del Buon Consiglio, della quale fu molto devoto durante la sua lunga vita. Appassionato dell’arte e della cultura in ogni campo del sapere umanistico, si laureò in Lettere e Filosofia presso l’Università di Catania e divenne Professore e Preside nelle Scuole medie. Scorrendo le pagine della biografia che presento, se ne può scorgere facilmente il ricco mondo interiore e insieme le ansie e le speranze dell’uomo di ogni tempo. Trascorse infatti i primi quarant’anni della sua vita immerso nelle attrattive del mondo, cercando la felicità nei bei vestiti e nelle donne, ma non fu mai esente da quelle inquietudini, malesseri e difficoltà che, per fortuna, la Provvidenza instilla in ogni anima da Lui distante. Nel 1924 incontrò san Pio da Pietrelcina, il Santo cappuccino stigmatizzato, per opera del quale si convertì e divenne suo fedelissimo figlio spirituale. Da quel momento, come ha riconosciuto Mons. Slawomir Order, già postulatore della causa di San Giovanni Paolo II, il prof. Manelli «iniziò una nuova vita tutta protesa verso la santità liberandosi con sollecitudine da tutto ciò che impediva o rallentava la sua ascesa a Dio e rinunciando alle attrattive mondane» [Slawomir Order, Discorso nella conclusione dell’Inchiesta diocesana per la Beatificazione e Canonizzazione dei Servi di Dio Settimio Manelli e Licia Gualandris, in www.cuoreimmacolato.com, 27 giugno 2014].

Dopo la conversione, Settimio indirizzò i suoi interessi culturali allo studio dei grandi mistici: da san Tommaso d’Aquino a san Bonaventura, da sant’Agostino a santa Teresa d’Avila per finire con il grandissimo san Giovanni della Croce. Tuttavia il primo posto nella sua vita l’hanno avuto sempre Gesù e il suo Vangelo, che conosceva a memoria e citava ogni qual volta gli era possibile. «Egli non solo credeva in Cristo – aggiunge Mons. Oder -, ma ne era strenuo difensore: combatteva a viso aperto i nemici di Gesù e della Chiesa senza mai scendere a compromessi, neppure quando ciò avrebbe potuto garantire a lui e alla sua famiglia un livello di vita più elevato».

Il 15 luglio 1926 sposò Licia Gualandris, con la quale condivise la fede generosa e l’esempio luminoso di vita cristiana. Padre Pio lo definì, a questo proposito, «cristiano tutto d’un pezzo che attua il Vangelo alla perfezione» e, per questa sua lealtà e fedeltà a Cristo, lo stigmatizzato del Gargano gli mostrò per tutta la sua vita terrena (e non) paterna benevolenza.

Licia, molto più giovane di Settimio (anche questo gli creò non pochi problemi al momento del matrimonio), nacque il 13 luglio 1907 a Nembro, in provincia di Bergamo. Si formò spiritualmente sotto la guida del pio sacerdote lombardo don Giulio Bilabini, manifestando fin da ragazzina un particolare amore per Gesù e per i Sacramenti dell’Eucaristia e della Confessione. Aveva una predilezione per il Santuario mariano posto sulla collina di Nembro, dedicato alla “Madonna dello Zuccarello”, per la quale conservò sempre un forte attaccamento. Chi l’assistette, ancora ne ricorda la flebile ma bella voce intonarne l’inno poco prima di morire. Dopo aver frequentato le scuole tecniche facendosi notare per la sua serietà e il profitto nello studio, Licia si sposò come detto, giovanissima (19 anni appena compiuti) con Settimio Manelli, con il quale intraprese un cammino spirituale sotto la benedizione, la guida e l’assistenza continua di San Pio da Pietrelcina. Allora iniziò la sua grande missione di madre di una famiglia numerosa, con maternità che iniziarono e si susseguirono senza interruzione.

Pur fedele alle esigenze di una famiglia così impegnativa, Licia Gualandris non trascurò mai la sua preghiera personale e, soprattutto, quella familiare, amando meditare, pregare e leggere libri spirituali (specie le vite dei Santi) con il marito ed i figli più grandicelli, recitando negli ultimi anni della sua vita quotidianamente la preghiera liturgica delle Lodi e dei Vespri. In particolare però, alla scuola di Padre Pio, Licia ha sempre recitato con diligenza il Santo Rosario e, difatti, come testimoniano i figli (dieci dei quali ancora viventi) si poteva vederla sempre, di giorno e di notte, con la Corona in mano.

Ha scritto di lei Mons. Oder: “La sua fedeltà, la sua devozione, la sua passione per la Santa Messa e la Comunione erano evidentissime. Tra coloro che l’hanno conosciuta molti hanno testimoniato di aver ricevuto edificazione dal suo atteggiamento di riverenza e raccoglimento nel partecipare alla Santa Messa, durante la quale appariva totalmente compresa dal Mistero che si celebrava. Dava molta importanza anche alla vita di preghiera della sua famiglia: ai suoi figli, fin da quando erano bambini, insegnava a pregare, a fare piccoli “fioretti”, soprattutto durante la Quaresima, le novene e i mesi mariani. In particolare, ci teneva a far loro ascoltare, durante le domeniche e le feste, la Santa Messa, preparandoli con cura alla Confessione settimanale” [S. Order, Discorso cit.].

Da quanto abbiamo finora solo sommariamente descritto, risulta chiaro come i coniugi Manelli non abbiano mai “contrattato”, come capita spesso a tanti “cristiani adulti” di oggi, sui principi morali. Non abbiano mai ceduto a compromessi con la vita donata dal Signore nel matrimonio e, quindi, hanno saputo infondere nei loro figli, parenti e persone che li hanno frequentati un profondo senso cristiano in tutte le azioni, ordinarie o straordinarie, della loro vita. La Fede generosa alla scuola di Padre Pio ne ha animato l’operato e il modo di pensare in ogni momento e in ogni difficoltà, superata sempre affidandosi alla volontà di Dio e all’assistenza della Madonna. Per questo prego personalmente e aspetto fiduciosamente che la Chiesa possa presto proclamarli Venerabili e, quindi, Beati.

SCHEDA DEL LIBRO
Filosofia della vita dei Servi di Dio Licia e Settimio Manelli
Titolo: Filosofia della vita dei Servi di Dio Licia e Settimio Manelli
Autore: Giuseppe Brienza
Editore: Giuliano Ladolfi editore, Borgomanero (Novara) 2017
Pagine: 70
Presentazione di P. Serafino Tognetti




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.