Luigi Martin

Il segreto di una vita santa. Luigi Martin (seconda parte)

Luigi Martin

di don Silvio Longobardi

Nel blog di oggi don Silvio continua a presentare il Santo Luigi Martin mettendo in luce l’amore per la sua sposa e le sue figliole: “Luigi è anzitutto il testimone della fedeltà, non faccio solo riferimento all’impegno di custodire il patto nuziale ma a quella fedeltà alla vocazione che permette alla coppia di camminare nell’amore e di rispondere giorno per giorno alla volontà di Dio”.

Cari amici,

mi capita spesso, parlando dell’esperienza della famiglia Martin, di soffermarmi sulla testimonianza di Zelia, le sue lettere sono una fonte straordinaria per ricostruire l’ambiente familiare e il suo personale stile di fede. Tante volte però, soprattutto i mariti, mi hanno chiesto di raccontare anche la vicenda di Luigi, sposo e padre. Mi sembra giusto. Se diciamo che il matrimonio è un patto che lega un uomo e una donna e se la differenza coniugale è una ricchezza, dovremmo anche provare il contributo che ciascuno degli sposi ha dato per far crescere la famiglia.

In quanto sposo, Luigi è anzitutto il testimone della fedeltà, non faccio solo riferimento all’impegno di custodire il patto nuziale ma a quella fedeltà alla vocazione che permette alla coppia di camminare nell’amore e di rispondere giorno per giorno alla volontà di Dio. Avevano “gli stessi gusti”, scrive Zelia, cioè lo stesso ardente desiderio di fare la volontà di Dio. Nella coppia ci sono sempre differenti sensibilità ed è giusto che emergano. La coppia è un coro a due voci. Non è facile armonizzare le differenze, dobbiamo mettere in conto distanze e musi lunghi. Ma sono di breve durata, gli sposi che cercano la volontà di Dio non perdono tempo nelle discussioni inutili ma danno spazio a quella carità che “tutto comprende e tutto sopporta” (1Cor 13, 4-7). “Tuo padre”, scrive Zelia alla figlia Paolina, “mi comprendeva e mi consolava del suo meglio, poiché aveva gusti simili ai miei; credo anzi che il nostro reciproco affetto proprio così sia aumentato: nostri sentimenti sono stati sempre all’unisono ed egli è sempre stato per me un consolatore ed un sostegno” (LF 192, 4 marzo 1877). Queste parole, scritte nell’ultimo anno di vita, hanno il valore di un testamento. È importante anche rimarcare che l’affetto coniugale è cresciuto proprio attraverso le inevitabili e necessarie differenze.

Non era affatto scontato. In una bella biografia dedicata ai santi coniugi, Jean Clapier descrive così i due sposi: “Luigi è un uomo silenzioso, discreto, posato, ordinato, riflessivo… Zelia è una donna attiva, istintiva, vivace, dotata di un’energia traboccante, quasi impulsiva, sempre in piena attività”. Insomma, erano radicalmente diversi quanto alla natura caratteriale. Sembravano fatti per non incontrarsi mai. L’unità coniugale si costruisce con pazienza.

I testi che abbiamo – e anche le testimonianze raccolte – non danno molta importanza alla dimensione coniugale, Zelia stessa non ne parla espressamente ma possiamo raccogliere alcuni dettagli nascosti nelle pieghe delle sue lettere. “Io sono sempre felicissima con lui, mi rende la vita molto serena”, scrive Zelia al fratello. Sono passati cinque anni dal matrimonio, la luna di miele è ormai tramontata da un pezzo, due figlie e una terza in arrivo. Non ci sono temporali. Le figlie sono testimoni di un legame che non era attraversato da nubi o quantomeno che non scadeva mai nel conflitto. Anni dopo, quando la famiglia si trasferì in via Saint-Blaise, Zelia scrive alla cognata: “Siamo perfettamente alloggiati. Mio marito ha fatto sistemare  la casa benissimo perché mi ci trovi bene” (LF 68, 30 luglio 1871). Piccoli dettagli che lasciano però intravedere un ménage dove l’amore si traduce nella concreta disponibilità ad accogliere le esigenze dell’altro. Anche nelle piccole cose. D’altra parte, l’amore di una coppia attraversa e nutre la vita quotidiana, perciò è tanto più grande quanto più si manifesta nelle piccole cose, proprio quelle apparentemente hanno poco valore. Una sfida che Luigi e Zelia hanno saputo affrontare e vincere.

Luigi lascia alla moglie la regia della casa e della comunità domestica, ha piena fiducia nelle sue capacità organizzative ed educative ma non resta a guardare, non si tira indietro, non si rifugia in un cantuccio, non si dedica ai suoi hobby… Al contrario, e proprio attraverso le lettere di Zelia, lo vediamo sempre partecipe di tutti gli eventi. Non solo di quelli più drammatici, come ad esempio le gravi malattie dei figli, ma anche di quelli più quotidiani, come appare in questa semplice annotazione che Zelia scrive alle figlie in collegio: “Vostro padre ha finito di sistemare un’altalena”, quella che diverte moltissimo le più piccole, Celina e Teresa.

Sono solo frammenti di una vita, apparentemente banali. Salvo eccezioni, agli sposi non viene chiesto di compiere opere eclatanti ma di vivere con generosa disponibilità la vita ordinaria, facendo dell’unità coniugale la premessa e la cornice nella quale scrivere ogni altra opera. È questa la sfida raccolta e vinta da Luigi e Zelia. Li consegno a voi come testimoni e amici. Non stancatevi di affidarvi alla loro intercessione. Buone vacanze

Don Silvio




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