Luigi e Zelia Martin

Quello sguardo che ti cambia la vita

Urna dei Santi Luigi e Zelia

di Emanuela Pandolfi

Avevano percorso strade diverse, coltivato desideri diversi, fino a quel momento. Un attimo, un incrocio di sguardi, una scintilla inspiegabile lì in fondo al cuore ed ecco Luigi e Zelia sono già pronti per fare del loro amore una via di santificazione.

Oggi attraversando il ponte Saint-Leonard ad Alençon è facile emozionarsi: l’acqua del fiume Sarthe che scorre sotto, tutto intorno il paesaggio della Normandia, un silenzio che lascia spazio solo al rumore di qualche auto che di tanto in tanto passa. Come nella scena di un film, questo è stato il set del primo incontro tra Luigi e Zelia. Era la primavera del 1858, nel mese di aprile: i due giovani si incrociarono lungo la strada, basta uno sguardo – sì, solo uno sguardo – perché tra i due nascesse un’intesa, una scintilla destinata in breve tempo a diventare un fuoco, non di quelli dalla passione ardente, ma un fuoco domestico che arde continuamente e lascia quel tepore che coccola e scalda il cuore.

In fondo, quello dei santi coniugi Martin, è stato proprio un amore ordinario intessuto così finemente dalle trame del rispetto, del dialogo intimo, della preghiera, della sofferenza e dell’offerta a Dio che ha assunto poi la veste dello straordinario. Se questo è stato possibile, se Zelia al momento dell’incontro ha sentito nel cuore un sussulto che le consigliava: “È quello là che ho preparato per te”, se Luigi ha desiderato che quell’incontro presto diventasse un fidanzamento in piena regola, è solo perché tutti e due avevano già fatto piena esperienza di discernimento e perché il Signore aveva stabilito per loro quell’incontro così significativo.

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Nonostante l’apprendistato da orefice e orologiaio intrapreso prima a Rennes e poi nella Strasburgo di dominio tedesco, infatti abbiamo notizie certe che Luigi all’età di vent’anni abbia fatto richiesta di ingresso nel Monastero del Gran San Bernardo in Svizzera. La domanda ai Canonici rappresentava per Luigi, di indole contemplativa e silenziosa, una vera scelta vocazionale. Ma, la poca propensione ad imparare il latino, non gli permise che questo desiderio si realizzasse, nonostante sappiamo che Luigi si sia dedicato almeno per due anni allo studio della lingua. Questo rifiuto non intimidisce Luigi, il quale prosegue successivamente il suo apprendistato nella capitale ospite a casa della nonna materna per due anni, prima di stabilirsi definitivamente ad Alençon aprendo una bottega tutta sua.

Come non scorgere un filo rosso che lega le storie dei due giovani in una maglia impenetrabile? Anche Zelia, conclusa la scuola delle suore di Picpus, manifesta il desiderio di diventare religiosa. Il carattere pragmatico, la predisposizione alle opere apostoliche e al soccorso dei più poveri la inducono a fare un primo colloquio presso le Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli, che ad Alençon si prendevano cura degli ammalati ricoverati all’Ospedale Maggiore. Accompagnata dalla madre, Zelia si ritrova subito negato l’ingresso senza una significativa spiegazione dalla superiora sr. Martine Cellier. La giovane non si abbatte né si intestardisce a perpetuare la sua richiesta, ma fiduciosa si affida al giudizio ricevuto e valuta con maggiore serenità la vocazione matrimoniale. È proprio a seguito di questo episodio che Zelia inizia la formazione presso la Scuola per merlettaie e ad appena ventidue anni apre un piccolo laboratorio e diventa ufficialmente fabbricante dell’inestimabile punto d’Alençon.

Ebbene, proprio a pochi passi dall’Ospedale dove Zelia non era stata accolta tra le religiose della comunità si trova il celebre ponte Saint-Leonard. Divertiti potremmo pensare che la santa abbia forse solo sbagliato di pochi metri, ma poi sia andata all’appuntamento che Dio aveva già fissato per lei e il suo Luigi.

Dal prezioso epistolario di santa Zelia – benché la prima lettera risalga soltanto al 1863, cioè quando era già sposa di Luigi da cinque anni – è possibile scovare alcuni passaggi fondamentali che ci fanno intravedere e ricostruire qual è stato il loro tempo di fidanzamento, seppur breve, vissuto in piena armonia spirituale e morale. Un fidanzamento durato appena tre mesi. Non era certamente insolita una tale tempistica nell’Ottocento ed è pur vero che al momento dell’incontro Luigi avesse quasi 35 anni e Zelia 26 anni, quindi già piuttosto avanti con gli anni per non aver ancora contratto matrimonio.

Appena dopo aver firmato il contratto di nozze, come da consuetudine del tempo, nel mese di luglio allo scoccare della mezzanotte del giorno 13 i due, accompagnati da una intima assemblea, nel silenzio della notte, alla presenza del decano don Hurel, sigillano il patto nuziale nella chiesa di Notre-Dame d’Alençon. In occasione del matrimonio Luigi donò alla sua sposa una medaglia, oggi conservata nella casa natale di santa Teresa in rue Saint-Blaise ad Alençon, sulla quale era incisa la rappresentazione delle nozze di Tobia e Sara. L’icona biblica, scelta a sigillare il loro patto, rappresenta una coppia che fa del cammino spirituale, incarnato nell’amore sponsale, l’unico veicolo per compiere la volontà di Dio.




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