Sinodo dei giovani

“Se la Chiesa perde i giovani perde il suo presente e anche il suo futuro”

Don Michele Falabretti

di Ida Giangrande

Il Sinodo dei giovani si avvicina, quali sono le istanze che i giovani portano nel cuore? Cosa cambierà dopo? Ne abbiamo parlato con don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale della pastorale giovanile della CEI.

Come vive il suo ministero a servizio della Chiesa?

Sono sacerdote da 25 anni e mai avrei pensato di arrivare un giorno ad occuparmi di un ambito così delicato. Mi sono sempre pensato in parrocchia ma poi le cose cambiano e devi accoglierle. Io credo che la pastorale, ogni tipo di pastorale, deve sempre tener presente le persone e non i numeri. Le storie, le difficoltà, i disagi. Il mondo dei giovani poi, è un caleidoscopio abbagliante di suoni, colori e profumi diversi. Sento fortemente il senso di responsabilità di chi deve comunicare la Chiesa e la proposta evangelica al mondo dei giovani e al contempo sento la responsabilità di chi deve accogliere le loro istanze, rispondere ai loro bisogni.

Come si stanno preparando le diocesi italiane al Sinodo dei giovani?

Dipende molto da cosa ci si aspetta da questo Sinodo. Alcune diocesi si stanno preparando al meglio, altre attendono delle risposte da cui eventualmente ripartire. Io credo che sia possibile individuare due atteggiamenti: uno positivo di chi cerca di individuare un percorso di attesa e di preparazione fidandosi del Papa; l’altro negativo di chi attende il documento finale da cui poi trarre eventualmente le indicazioni necessarie per il futuro. Personalmente penso che il cammino non dipenda solo da un documento o da indicazioni di comportamento, ma quasi esclusivamente dal grado di coinvolgimento delle persone interessate. Le domande dei giovani sono tante, non dobbiamo essere per forza pastori perfetti che devono rispondere a tutto come se stessimo svolgendo una professione. La nostra è una missione. C’è bisogno soprattutto di un vicinanza affettiva, di stare accanto ai giovani, entrare nel loro mondo, lasciarsi interpellare. Talvolta non sono necessarie parole, per guidare un giovane basta anche il silenzio, ma un silenzio attivo, partecipe. I giovani avvertono la vicinanza del cuore.

Cosa ci si aspetta dal Sinodo?

Ci si aspetta una Chiesa in ascolto dei giovani e non solo per il periodo del Sinodo. Diciamo che questo Sinodo può essere uno stimolo per capire eventuali errori o solo per rimettere in circolo energia nuova. I giovani sono il presente non solo della società ma anche della Chiesa. Se la Chiesa perde i giovani perde il suo presente e anche il futuro.

Leggi anche: “Con i tempi che corrono siamo fortunati ad avere dei giovani cosi”: parola di don Francesco Riccio, responsabile della Pastorale giovanile della Campania

Secondo lei c’è un problema di comunicazione?

C’è soprattutto un problema di testimonianza. Gli adulti non si rendono conto di essere poco credibili agli occhi dei giovani. Quando parlo di adulti non parlo solo di famiglie, ma anche di educatori, di sacerdoti. Per questo non è sufficiente attenersi a un documento programmatico. Il cristianesimo non si trasmette in automatico, ha bisogno di testimonianze di vita concreta, se le famiglie e gli educatori latitano, i giovani si allontanano. C’è stata una generazione di giovani che manifestava anche in maniera vistosa, oggi i giovani se ne vanno in silenzio. Non protestano. E questo a mio avviso è anche peggio. Inoltre si va acuendo nella Chiesa un confronto che non è un dibattito ma un vero e proprio scontro, una guerra di fazioni che non fa bene alla testimonianza del Vangelo. La vita della Chiesa non può muoversi tra tradizionalisti e progressisti.

Quali sono le connessioni tra il Sinodo dei giovani e il Sinodo della famiglia?

La famiglia è il grembo della vita e della fede, quindi è chiaro che famiglia e giovani sono due universi intrinsecamente legati. Dobbiamo pensare alla famiglia nella sua capacità generativa, nella sua capacità di intessere legami, storie, di portare il Vangelo nei luoghi di lavoro e in qualsiasi altro ambito della vita. È chiaro che se le famiglie funzionano, anche i giovani funzionano, quindi le due cose sono strettamente correlate. Un Sinodo per la famiglia non poteva non generare un Sinodo per i giovani.

Scopri la proposta di Punto Famiglia per il Sinodo dei giovani: qui

Un messaggio ai giovani che si preparano a vivere il Sinodo …

Mi sembrano significative le parole che ha usato il Papa alla fine della sua omelia nella Domenica delle Palme: “Gridate voi prima che gridino le pietre” ha detto. Vuol dire che il Papa riconosce nei giovani l’anima del pensiero e della vita. La freschezza dell’umanità che si rinnova. Aggiungerei che la Chiesa ripone molta fiducia nei giovani. Essi sono semplicemente il futuro del cristianesimo.

Fonte: https://www.puntofamiglia.net/pfplus/category/aprile-2018/

 




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