16 settembre 2018

16 Settembre 2018

L’attesa è finita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,27-35)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Il commento

Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli” (8,27). Gesù vuole sapere che cosa la gente dice di lui. I giudizi sono più che lusinghieri: per alcuni è Giovanni Battista, per altri Elia o uno dei profeti (8, 27-28). La gente lo riconosce come un uomo che parla e agisce con l’autorità di Dio. Gesù ascolta e sorride. Ma d’improvviso, come un lampo che illumina la notte, pone un’altra domanda: “Ma voi chi dite che io sia?” (8,29). È una domanda imbarazzante. Gesù la pone fissando bene i suoi amici. Attende una risposta personale. Il contesto non è quello dell’insegnamento ma della confidenza. Certe domande possono nascere solo nell’intimità di un dialogo amicale. È facile riportare le opinioni degli altri, più difficile è comunicare alla persona interessata ciò che si pensa di lui. I Dodici rimangono spiazzati, non si aspettavano quella domanda. È Pietro che interviene con semplicità e audacia: “Tu sei il Cristo” (8,29). Forse neppure lui si rende conto del significato di quelle parole. Gli altri discepoli lo guardano con stupore, egli ha saputo dire ad alta voce una sensazione che tutti portano dentro. È parecchio tempo che stanno con Lui. Hanno avuto modo di conoscerlo bene, hanno sperimentato la forza delle sue parole, sono stati testimoni dei suoi prodigi. All’inizio lo hanno seguito perché erano affascinati dalla sua personalità, poi hanno iniziato a comprendere che in Lui vi era qualcosa di speciale, ora per bocca di Pietro riconoscono che è proprio Lui l’inviato di Dio. Colui che viene a compiere le antiche promesse. Le parole di Pietro rompono per un attimo il silenzio ma lasciano i Dodici ancora più pensierosi. Se è veramente così, se Cefa ha ragione, vuol dire che l’attesa è finita. Come non essere presi da un senso di vertigine dinanzi a questa prospettiva? I discepoli percepiscono con chiarezza di essere – proprio loro, umili pescatori senza istruzione – i testimoni diretti del grande mistero. Oggi chiediamo la grazia che questa coscienza sia anche la nostra.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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