21 settembre 2018

21 Settembre 2018

La tavola dei peccatori

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Il commento

“… sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli” (9,10). Matteo accoglie la chiamata e si aggrega al gruppo degli apostoli (9,9). È diventato uno di loro. È del tutto ovvio perciò che la sua casa diventi il luogo in cui la comunità si raccoglie. Ma essa era – e resta – anche la casa di quelli che l’opinione pubblica chiama “pubblicani e peccatori”, gente di malaffare che non ha più speranza di salvezza. Da lontano, i farisei osservano scandalizzati questa scena che getta ombre pesanti sul Rabbì. Gesù, invece, non solo non allontana queste persone ma sembra trovarsi a proprio agio con loro. Li accoglie e mangia con loro ma non condivide il loro stile di vita. Anzi, vuole comunicare una parola capace di cambiare il cuore e la vita. Matteo è l’icona di questa pedagogia che unisce strettamente carità e verità. La parola di Gesù non conferma le sue scelte ma gli chiede di lasciare tutto, l’amore apre la via della verità. Il Figlio di Dio s’immerge nella nostra umanità, fatta di luci e ombre, per comunicare a tutti la forza di Dio. Sulle orme del Maestro la Chiesa non solo accoglie tutti con amore ma s’impegna a donare a tutti la parola che salva, invita tutti a modificare la vita a partire dalle esigenze del Vangelo.

La scena evangelica fa pensare a quella pagina drammatica e luminosa in cui Teresa di Lisieux descrive la sua esperienza interiore. Nell’ultima parte della sua vita si trova improvvisamente immersa nella notte della fede, il cuore è avvolto dalle tenebre più fitte, sperimenta la condizione di quelli che non credono. E tuttavia, con tutto lo slancio della fede ella prega così: “Signore, tua figlia l’ha capita la tua luce divina, ti chiede perdono per i suoi fratelli, accetta di mangiare per quanto tempo vorrai il pane del dolore e non vuole affatto alzarsi da questa tavola piena di amarezza alla quale mangiano i poveri peccatori prima del giorno che hai stabilito… Così ella può dire a nome suo, a nome dei suoi fratelli: Abbi pietà di noi Signore, perché siamo poveri peccatori!…” (Ms C, 6r). Che sia questo il nostro stile e la nostra preghiera.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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