Dat

Dj Fanny: “Io non sono la mia SLA”

Dj Fanny

di Ida Giangrande

Una finestra aperta sul mondo, è questo che rappresenta lo schermo del pc per Andrea Turnu, in arte dj Fanny. Giovane, bello, energico, segni particolari? Affetto da SLA ma nella sua canzone dice: “Io non sono la mia SLA!”.

Si reagisce alla malattia in tanti modi possibili e difronte al dolore umano tutti ci fermiamo sgomenti. Toccare il limite, sperimentare la fragilità, camminare sulla linea di confine tra questa vita e l’altra: in questo mondo non c’è odio sufficiente per augurare l’infermità a qualcuno. Nel percorso della legge sulle Dat (Disposizioni anticipate di trattamento), ne abbiamo sentite tante di storie di sofferenza. Un motivo che ritorna identico a se stesso: un passato, un presente e l’assenza di un futuro. Ma non è sempre così o almeno non è così per Andrea Turnu, in arte dj Fanny, 29enne di Ales in provincia di Oristano. La Sla è entrata nella sua vita senza chiedere il permesso e lo ha costretto alla tracheotomia e al posizionamento di una Peg (Gastrostomia Endoscopica Percutanea).

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Prima di scoprire della malattia aveva una vita normalissima, la sua fidanzata Chiara, l’amore per la musica, per lo sport, i sogni e le ambizioni, il domani che verrà, un regalo da scartare e da gustare. Ma il suo destino era un altro. Nell’aprile del 2012 qualcosa è iniziato ad andare storto, inciampava e cadeva spesso, da lì una serie infinita di visite che hanno portato alla diagnosi: malattia del Motoneurone, in termini più comuni SLA.

La degenerazione è stata veloce, oggi Andrea ha perso totalmente la sua autosufficienza. Ma quella che vogliamo raccontare non è una storia di dolore, bensì di rinascita. Grazie ad un puntatore oculare, Andrea controlla il pc e interagisce con il mondo. Ha da poco installato un apposito software che gli permette di svolgere l’attività di dj. Ha creato su Facebook la pagina Con gli occhi, per condividere i video che lo mostrano nelle vesti di dj, “per lanciare a tutte le persone nelle mie condizioni un forte messaggio di speranza e anche nell’intento di portare avanti un progetto musicale. Mai avrei pensato che qualcuno potesse accogliere il mio appello e realizzare il mio sogno”. Ha dichiarato.

Quindi da un lato dj Fabo dall’altro dj Fanny, uomini fatti per danzare, per abbracciare la vita, l’allegria, per cristallizzare la giovinezza in un tempo senza tempo, eppure inchiodati ad un letto, hanno affrontato la malattia in maniera diversa. Tutto normale. Ci sta, ma perché abbiamo sentito e sentiamo parlare solo di dj Fabo e della sua scelta di morte? Perché nessuno parla anche di dj Fanny? Ci vuole coraggio per morire? Sì, ma ce ne vuole molto anche per vivere quando il corpo è nemico e lo schermo di un pc è l’unica finestra aperta sul mondo.

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“Nutro un profondo rispetto nei confronti di dj Fabo e della sua scelta perché ritengo che ciascun individuo debba avere la libertà di essere artefice del proprio destino e della propria vita. Io ho infatti avuto la libertà di fare una scelta diametralmente opposta perché sono fermamente convinto di avere ancora tantissimo da dare e da fare, nonostante la mia gravissima disabilità e totale non autosufficienza. Credo in maniera molto forte nella scienza e nella ricerca e una delle mie missioni è proprio quella di sensibilizzare in questo senso le persone. Empatia è la mia parola chiave e mi piacerebbe che tutti insieme lottassimo per un fine comune: trovare una cura per le malattie neurodegenerative”. “Il potere di essere non è il potere del tuo corpo” recita un verso di my window on the music titolo della canzone scritta da lui il cui ricavato sarà devoluto alla ricerca contro la Sla.

Per ascoltare la canzone di dy Fanny: https://www.youtube.com/watch?v=7MDc_cHPDeAhttps://www.youtube.com/watch?v=7MDc_cHPDeA

 




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