Sinodo dei giovani

“La Chiesa non va sporcata; i figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no”

Papa Francesco

di Giovanna Abbagnara

Il Documento finale del Sinodo dei giovani è stato pubblicato. Si dà il via alla caccia alle streghe. Purtroppo, per i soliti detrattori di questo pontificato, non c’è nulla di quello si aspettava sui temi della sessualità, della castità e dell’omosessualità. Forse è meglio riprendere in mano la corona del Rosario.

Si è conclusa la XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Il documento finale è stato approvato nel pomeriggio del 27 ottobre nell’Aula del Sinodo. Tre parti, 12 capitoli, 167 paragrafi, 60 pagine: così si presenta il testo conclusivo consegnato nelle mani del Papa che ne ha, poi, autorizzato la pubblicazione. Il filo conduttore del testo la bellissima pagina evangelica dei discepoli di Emmaus.

“È stato un tempo di consolazione e di speranza” ha detto il papa all’Angelus di domenica “perché avevamo in mezzo a noi la presenza vivace e stimolante dei giovani, con le loro storie e i loro contributi”. E poi con il sano realismo che lo contraddistingue ha detto che “Più del documento però è importante che si diffonda un modo di essere e lavorare insieme, giovani e anziani, nell’ascolto e nel discernimento, per giungere a scelte pastorali rispondenti alla realtà”. Uno stile sinodale che mentre invita tutti all’ascolto chiede a ciascuno di camminare insieme, di discernere insieme e di operare scelte pastorali orientate al bene.

“Io non so se questo documento al di fuori avrà qualche effetto, non lo so. Ma so di certo che deve averlo in noi, deve lavorare in noi. Noi abbiamo fatto il documento, la commissione; noi l’abbiamo studiato, l’abbiamo approvato. Adesso lo Spirito dà a noi il documento perché lavori nel nostro cuore. Siamo noi i destinatari del documento, non la gente di fuori” ha detto il papa nel Discorso a conclusione del Sinodo assumendo in prima persona un impegno che vede la Chiesa non solo enunciare buoni propositi ma impegnarsi in prima persona, “sporcarsi le mani” per attuarli.

Non sono mancati durante queste settimane coloro che si sono focalizzati sul presunto sdoganamento dell’omosessualità e delle tematiche Lgbt da parte dei padri sinodali. Ho letto tutto il documento per cercare perle da consegnare ai miei giovani, di solito quando leggo un testo della Chiesa non sono solita andare a caccia di streghe o presunte tali. Non mi piace fare una interpretazione delle parole dette. Tra l’altro essendo una giornalista e non una fine teologa riesco ad avere anche uno sguardo molto più ingenuo rispetto agli addetti ai lavori ma queste aperture proprio non le ho trovate. La parola omosessualità è enunciata due volte. Nella prima si dice che i giovani «esprimono più particolarmente un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità» (n. 39); successivamente è scritto che: «Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi. In questi cammini le persone sono aiutate a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità; a discernere le migliori forme per realizzarlo. In questo modo si aiuta ogni giovane, nessuno escluso, a integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé» (n. 150). Sempre nell’ambito della sessualità, i padri sinodali hanno citato il famoso documento firmato dall’allora card. Joseph Ratzinger: «Emergono in particolare la differenza e armonia tra identità maschile e femminile e le inclinazioni sessuali. A questo riguardo il Sinodo ribadisce che Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rinnovando il suo impegno contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale. Ugualmente riafferma la determinante rilevanza antropologica della differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna e ritiene riduttivo definire l’identità delle persone a partire unicamente dal loro “orientamento sessuale” (cfr. Congregazione per la dottrina della fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1 ottobre 1986) (n. 150).

Per quanto riguarda il tema della sessualità e della castità prematrimoniale, i padri sinodali chiedono che urgentemente possano individuarsi cammini formativi rinnovati per «proporre ai giovani un’antropologia dell’affettività e della sessualità capace anche di dare il giusto valore alla castità, mostrandone con saggezza pedagogica il significato più autentico per la crescita della persona, in tutti gli stati di vita. Per questo occorre curare la formazione di operatori pastorali che risultino credibili, a partire dalla maturazione delle proprie dimensioni affettive e sessuali» (n 149).

Sono solo alcune considerazioni a caldo, ritorneremo come Punto Famiglia sul Documento per analizzare tutte le ricadute pastorali e le suggestioni bibliche ma intanto ascoltiamo cosa il papa ha detto a conclusione del Sinodo: «E a causa dei nostri peccati, sempre il Grande Accusatore ne approfitta, come dice il primo capitolo di Giobbe: gira, gira per la Terra cercando chi accusare. In questo momento ci sta accusando fortemente, e questa accusa diventa anche persecuzione; può dirlo il Presidente di oggi [il Patriarca Sako]: il suo popolo [la Chiesa in Iraq] è perseguitato e così tanti altri dell’Oriente o di altre parti. E diventa anche un altro tipo di persecuzione: accuse continue per sporcare la Chiesa. Ma la Chiesa non va sporcata; i figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no. E per questo è il momento di difendere la Madre; e la Madre la si difende dal Grande Accusatore con la preghiera e la penitenza. Per questo ho chiesto, in questo mese che finisce tra pochi giorni, di pregare il Rosario, pregare San Michele Arcangelo, pregare la Madonna perché copra sempre la Madre Chiesa. Continuiamo a farlo. È un momento difficile, perché l’Accusatore attaccando noi attacca la Madre, ma la Madre non si tocca. Questo volevo dirlo di cuore alla fine del Sinodo». E volevamo rilanciarlo anche noi.




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