7 novembre 2018

7 Novembre 2018

Gesù unica garanzia

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,25-33)
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Il commento

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?” (14,28). Dinanzi ad una folla numerosa, che lo segue spinta dalla curiosità ma anche da un sincero interesse, Gesù enuncia una parola esigente che suona come un comandamento: “colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (14,27). Questa parola viene spiegata con due parabole che apparentemente invitano alla prudenza: prima di impegnarci a costruire una torre e prima di andare in battaglia, dobbiamo verificare attentamente se abbiamo le risorse necessarie per realizzare un tale progetto. La parabola suggerisce una risposta negativa, chiede di riconoscere onestamente di non avere risorse adeguate per portare a compimento ciò che abbiamo messo in cantiere. La buona volontà non basta. Dobbiamo dunque rinunciare prima ancora di iniziare? Gesù vuole forse scoraggiarci o invitarci ad usare maggiore prudenza nelle scelte? Una tale lettura sarebbe fuorviante e in contrasto con tutto il Vangelo che invita a fare della vita una grande avventura, senza temere di perdere la vita stessa. Dobbiamo allora seguire un’altra interpretazione: Gesù invita i discepoli a prendere maggiormente coscienza della loro radicale povertà per evitare l’ingenuo entusiasmo di chi parte in pompa magna e poi è costretto a ritirarsi dinanzi alle difficoltà.

La risposta che il Vangelo chiede la troviamo nell’ultimo versetto: “Chiunque di voi non rinuncia a tutti suoi averi, non può essere mio discepolo” (14,33). Se vogliamo affrontare la vita dobbiamo rinunciare a tutto, quanto più ci riconosciamo poveri, tanto più ci apriamo alla grazia. Quanto più rinunciamo ai beni materiali, tanto più cerchiamo e troviamo in Gesù la nostra unica garanzia. Solo allora ci sarà dato di costruire la torre e di affrontare il nemico. Lo faremo non perché abbiamo la pretesa di avere le forze necessarie ma perché abbiamo l’umiltà di riconoscere che la nostra unica forza è quella che Gesù dona mediante il suo Spirito. Oggi chiediamo la grazia di misurare la vita con la luce e la forza dello Spirito.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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