Vita

Sara Winter: “Io femminista anticlericale e pro-aborto. Oggi sono madre e chiedo scusa ai cristiani”

Sara Winter

di Ida Giangrande

La conversione di una donna che aveva perso la bussola e che oggi racconta il vero volto del femminismo radicale. Sara Winter e il suo appello: “Per favore, donne che volete disperatamente abortire, riflettere attentamente su questo. Mi è molto dispiaciuto di averlo fatto. Non voglio lo stesso per voi”.

Si chiama Sara Fernanda Giromini, meglio nota come Sara Winter, una delle femministe più notedel Brasile. Fondatrice della sezione brasiliana del movimento femminista Femen, icona di una femminilità cieca e insensibile. Non aveva esitato a farsi fotografare nel 2014 su un crocifisso mentre baciava una donna di fronte alla chiesa di Nostra Signora della Calendaria a Rio de Janeiro. Poi l’aborto, le battaglie contro il Papa e l’odio viscerale nei confronti della Chiesa. Ma come avviene sempre in casi come questo, qualcosa improvvisamente cambia. L’incontro con una persona, una parola che squarcia l’oscurità ed ecco che una luce nuova rischiara un orizzonte di senso completamente sconosciuto. L’ottobre scorso Sara comincia a raccontare il vero volto del femminismo radicale. La sua esperienza è racchiusa nel libro Vadia Não, “Non una cagna” dove si legge: “Mi sono pentita di aver abortito e oggi chiedo perdono. Ieri è passato un mese da quando ho partorito mio figlio e la mia vita ha assunto un nuovo significato. Lo scrivo mentre dorme serenamente sul mio grembo. È la sensazione più bella del mondo”. E ha aggiunto: “Per favore, donne che volete disperatamente abortire, riflettere attentamente su questo. Mi è molto dispiaciuto di averlo fatto. Non voglio lo stesso per voi”.

Una lunga e commovente confessione in cui Sara chiede perdono ma lancia anche pesanti accuse al movimento femminista. Proprio lei, che delle Femen era stata un’icona, in un video su YouTube del dicembre scorso, ha spiegato di aver intrapreso un cammino di conversione e ha chiesto “perdono ai cristiani per le proteste” e “la blasfemia”. Ha rivelato che per il movimento femminista le donne “sono oggetti convenienti e utili allo scopo di infiammare l’odio contro la religione cristiana, l’odio contro gli uomini, l’odio contro la bellezza delle donne, l’odio contro l’equilibrio delle famiglie”.

Non solo: “Ho visto il movimento femminista fare da scudo ai pedofili”. È stata indotta ad avere rapporti con altre compagne: “Le donne lesbiche e bisessuali hanno molta più voce e più rispetto all’interno del movimento”.

Come sempre alla base della conversione, l’incontro con una persona che nella semplicità dei cristiani, le consegna una parola, non una tra tante altre di cui è pieno il mando, ma la Parola del Vangelo, quella che salva, quella che in un click svela il mistero nascosto nell’esistenza. Ecco quindi il dietrofront, un autentico, rivoluzionario cambio di rotta, che si può spiegare solo nella luce della fede. “Il risultato? – dice lei stessa – Oggi sono molto più felice e sono in grado di aiutare le donne”. Sì, perché per aiutare le donne, care le mie femministe radicali, l’ultima cosa da fare è rivendicare un fantomatico diritto all’aborto che alla fine lascerà sul selciato non solo i bambini mai nati, ma anche le loro madri. Ovviamente Sara non la vedremo mai sul piccolo schermo, in uno di quei salotti televisivi dove oltre al tassativo della pubblicità, c’è anche quello del diktat dominante.

Storie come questa vanno nascoste agli occhi del mondo perché rivelano la verità sull’aborto e sulla sua impalcatura di sostrato fatta di menzogne e di banalità: la banalità del male.

 




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