12 novembre 2018

12 Novembre 2018

Perdono e pentimento

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai». Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Il commento

Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo [epitímēson; ma se si pentirà [metanoēsē], perdonagli” (17,3). Luca sembra meno magnanimo di Matteo, quest’ultimo, infatti, presenta il perdono fraterno (il contesto è quella della comunità ecclesiale) come un impegno assoluto ed essenziale che non ammette deroghe (Mt 18, 21-22). Nel testo di Luca, invece, il perdono viene concesso solo se il colpevole si pente e riconosce il suo errore. Questa ulteriore specificazione rende più ragionevole la concessione del perdono. È anche importante sottolineare che il pentimento di cui si parla in questo brano non è assimilabile ad una generica ritrattazione ma è la conseguenza di una sincera e profonda conversione espressa qui sia con il verbo metanoeîn (17,3) che con epistréphein (17,4). Il perdono è una medicina che guarisce molte ferite e non raramente s rivela come il punto di partenza di una storia nuova. Giovanni Paolo II ricordava che “la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com’è ai limiti e agli egoismi personali e di gruppo”. Per questo, aggiungeva non può esserci vera giustizia senza il perdono che “risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati” (Messaggio per la Giornata della Pace, 2002). Per questo motivo il perdono deve essere concesso a tutti e senza condizioni. E tuttavia, l’evangelista qui pone l’accento sulla responsabilità dell’uomo. Non dobbiamo rifiutare il perdono ma possiamo – e stando al testo dobbiamo – chiedere la consapevolezza dell’errore commesso. Non per umiliare il fratello ma per sollecitare un vero pentimento, presupposto essenziale del cammino di conversione e di santificazione. Se manca il perdono non c’è giustizia. Ma dobbiamo anche dire che se manca il pentimento sincero, l’uomo non cambia rotta e rischia di restare prigioniero del male. Non esiste un equilibrio perfetto tra perdono e pentimento ma la bilancia deve pendere dalla parte del perdono, ricordando che “mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). È una grazia difficile da praticare e per questo da chiedere con una preghiera ancora più intensa e sincera.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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