24 novembre 2018

24 Novembre 2018

Raggiungere la meta

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 20,27-40)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

Il commento

Quelli che sono giudicati degni [kataxiōthéntesdella vita futura e della risurrezione dai morti…” (20,35). In questo passaggio, come in tante altre pagine del Vangelo, Gesù mette in guardia i discepoli da ogni superficiale ottimismo: non tutti i figli di questo mondo parteciperanno alla vita futura. Non c’è alcun automatismo. “Quelli che sono giudicati”: il passivo ricorda che il giudizio è affidato ad un Altro! Noi abbiamo la libertà di vivere, un altro ha la responsabilità di giudicare se abbiamo vissuto in modo degno della vita futura. Chi vive fin d’ora come figlio della luce, entrerà nella luce senza tramonto. È Dio che giudica. Lui conosce i criteri ma noi sappiamo quali scelte sono più conformi alla sua volontà. È Dio stesso che ha rivelato i sentieri da percorrere. Non siamo ciechi e non possiamo far finta di non sapere. Nella traduzione italiana, tuttavia, manca un verbo che invece troviamo nel testo greco. Dovremmo tradurre così: “quelli che sono giudicati degni di aver parte alla vita futura”. Il verbo greco [tugchano] significa colpire il bersaglio, come di chi lancia una freccia. Il Vangelo non rende più complicata la vita ma ci insegna a prenderla sul serio. Se la proposta appare talvolta superiore alle nostre capacità perché il buon Dio vuole farci giungere alla meta, non vuole che ci fermiamo a metà strada. Non importa quanti sono i giorni della vita terrena, ciò che conta è viverli in modo da imboccare la strada che ci porta diritto nella beata eternità. È questo il vero bersaglio in base al quale possiamo e dobbiamo decidere tutto il resto. possiamo avere tanti obiettivi in questa vita, anche legittimi, ma sono tutte tappe di un cammino. Poveri noi se, abbacinati dalle cose di questo mondo, non riusciamo a guardare oltre. Guai a quelli che pongono la loro speranza solo nel successo e dimenticano che solo l’amore salva.

Padre buono, donaci di accogliere con fiducia questa Parola e insegnaci a capire quali sono i passi che oggi dobbiamo fare per essere graditi alla sua volontà. Amen



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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