BRICIOLE diBriciole di Vangelo - Avvento

2 dicembre 2018

2 Dicembre 2018

Non chiudere gli occhi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,25-28.34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Il commento

Vegliate in ogni momento pregando” (21,36). Sono le ultime parole di Gesù, prima del grande racconto della passione, possiamo raccoglierle come un testamento, un’ultima e decisiva raccomandazione. Dinanzi all’imprevedibilità degli eventi, il Maestro insegna a coltivare una sana vigilanza. Il verbo agrypnéō significa non cadere nel sonno. Possiamo anche tradurre: non chiudere gli occhi. L’esortazione non va intesa solo in riferimento al giorno ultimo ma anche all’esistenza quotidiana. Il discepolo deve essere attento e docile non solo nelle grandi occasioni ma “in ogni momento” [en pantí kairō]: il Signore realizza la sua storia dentro le vicende dell’umanità. Solo chi attende pregando può imparare a riconoscere il tempo in cui Dio viene nell’oggi e accogliere i suoi misteriosi appelli. Solo chi prega può fare di ogni esperienza il kairós di Dio. Non è facile né scontato. Il Vangelo richiama tre errori fondamentali: le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita. Il primo vocabolo in greco è kraipálē: indica una persona che barcolla, non sa governare la propria vita, si lascia trascinare dalla corrente. Dissipare significa non saper gestire la propria vita, riempire la vita di cose che non hanno valore. È la trappola più insidiosa perché ci fa vivere alla superficie. L’ubriachezza fa pensare a tutto ciò che fa provoca ebbrezza e toglie o attenua la capacità di agire con libertà e ragionevolezza. Gli affanni della vita richiamano invece quelle situazioni in cui le preoccupazioni eccessive strappano la speranza, chiudono in un presente senza futuro. Il credente non si lascia turbare dagli eventi, anche quelli più dolorosi, ma vive tutto alla presenza di Dio. Per questo attende in preghiera, il suo sguardo è costantemente rivolto a Dio. La preghiera non solo ci fa restare svegli ma ci rende anche più intelligenti, ci aiuta a intus-legere, a scoprire negli eventi la luce di Dio.

All’inizio di questo tempo, segnato dalla luce del Verbo che per noi si è fatto carne, siamo invitati a fare un attento discernimento per eliminare tutto ciò che è inutile, appesantisce la vita e ci impedisce di fissare lo sguardo su Dio solo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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