Anoressia

“La scienza non può spiegare quello che è successo, ma io sì: si chiama miracolo”

Padre Pio

di Elisabetta Cafaro

Avevo fatto una domanda in classe, a rispondermi è una mia alunna, Francesca Pia, in una lettera che mi lascia senza respiro: “Per i medici mio padre aveva un tumore al cervello, ma mamma ha pregato Padre Pio e qualcosa è cambiato”.

Il Natale è alle porte. Passeggio per i negozi del centro dopo aver letto la lunga lettera che ho appena ricevuto da una mia alunna. L’aria è fredda. Le vetrine sono addobbate, ricche di colori, invitano ad acquistare. Cammino ripensando a quella domanda che ho fatto in classe: “Cos’è la fede per voi?”. Quasi non ricordavo più il momento in cui era accaduto, poi mi è giunta la lettera di Francesca Pia, e la memoria mi è tornata insieme allo stupore.

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“Ciao a tutti mi chiamo Francesca Pia, frequento il secondo anno del liceo classico Don Carlo La Mura di Angri in provincia di Salerno. Questa mattina la prof di religione ha chiesto di rispondere ad una domanda sulla fede.

Mi sono sentita interpellata in prima persona, avendo vissuto, anche se indirettamente (perché ero nel pancione delle mia mamma) un’esperienza che ha cambiato la vita della nostra famiglia.

Dopo la morte di mio nonno paterno, l’annuncio della nuova gravidanza di mamma sembrava finalmente aver fatto ritornare in famiglia una grande serenità. Mamma mi racconta che era estate, lei si accarezzava felice il pancione, il mio fratellino Salvatore, insieme al mio papà giocavano sulla spiaggia. Salvatore era la prima volta che vedeva il mare. La sua gioia era grande, quel giorno trovò una conchiglia bianca, bellissima, che ancora oggi, che ha 19 anni, conserva come un dono di Dio.

Tutto era bellissimo, perfetto ma pochi giorni dopo mio padre fu ricoverato d’urgenza in ospedale per quella che all’apparenza sembrava una paralisi facciale. I medici fin dalla prima visita neurologica si mostrarono particolarmente agitati. La chiamarono paralisi centrale. Mio padre dopo essere stato ricoverato, venne sottoposto ad una tac cerebrale: a questo punto il quadro della situazione fu più chiaro. Il medico di turno fu molto schietto, come anche tutti gli altri del resto, ci disse che si trattava di un processo cerebrale espansivo. In parole più semplici era un tumore al cervello.

All’entrata dell’ospedale Umberto 1° di Nocera, c’era una grande statua di Padre Pio, mia madre iniziò a passare molte ore a pregare il Santo per ricevere la grazia, parlandogli proprio come si fa con un amico pronto ad ascoltarti, ad accogliere il tuo dolore.

Le analisi strumentali continuavano e confermavano la prima diagnosi. La dottoressa, senza troppi dubbi, disse a mia madre che mio padre non mi avrebbe mai vista nascere. L’esame successivo sarebbe stato la biopsia cerebrale che avrebbe confermato la diagnosi dei medici e degli esami precedenti. Una mattina mio padre accarezzò il ventre di mia madre e insieme decisero che mi sarei chiamata Francesca Pia o Francesco Pio.

Nell’attesa dell’esame istologico, l’ultimo esame per dare conferma alla diagnosi, mio padre fu dimesso e tornò a casa. Dopo giorni di dolorosa attesa, arrivò per mia madre il giorno della strutturale e seppe che ero una bambina. La stessa mattina si svegliò sentendo profumo di rose ovunque e dopo poco ricevette una telefonata. Era mia zia. Aveva ritirato personalmente l’esame istologico. Quello di mio padre non era un tumore.

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La gioia fu grande. In ospedale dicevano alla mia mamma che io sarei diventata un neurochirurgo visto che tutta la gravidanza l’aveva vissuta in ospedale. In effetti diventare un medico è il sogno che mi accompagna da sempre. L’equipe medica non si spiegava l’esito dell’istologico. Non capiva come potessero essersi sbagliati. Nei successivi cinque anni di controlli, la lesione si è rimpicciolita man mano, fino a sparire. Il dottore dell’ospedale ha più volte dichiarato che non c’è una spiegazione logica a quello che è capitato, nessuno avrebbe mai saputo spiegare ai miei genitori cosa fosse accaduto nel cervello di mio padre. La medicina non sa spiegare, ma io sì. Quello che ci è successo, si chiama “miracolo”. I miei genitori non cercano spiegazioni, sanno che devono ringraziare solo Padre Pio. Volevo condividere questa storia di amore, di speranza e di fede per augurare a tutti un buon Natale”.

 




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