30 dicembre 2018

30 Dicembre 2018

Discepoli del Figlio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,41-52)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Il commento

Non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme” (2,45). La parte centrale del racconto evangelico ci permette di accostare da vicino il dramma di Maria e Giuseppe che, dopo una giornata di viaggio, s’accorgono che il figlio non li ha seguiti e cominciano una febbrile e angosciosa ricerca prima tra i parenti e i conoscenti e poi in Gerusalemme dove finalmente lo trovano nel tempio, seduto tra i dottori (2, 44-46). I santi sposi appaiono ancora come protagonisti ma l’attenzione gradualmente si sposta e si concentra su Gesù. Essi pensano di aver adempiuto la legge e s’apprestano a tornare alla vita ordinaria, quel figlio invece chiede loro di continuare il pellegrinaggio. Chi accoglie Gesù non può mai chiudersi tranquillo nella propria casa ma è costretto continuamente a guardare oltre, a cercare quel di più nascosto negli impegni quotidiani. Nel verbo tornare [epistrephein] vi è anche l’idea della conversione: nel Vangelo lucano indica il ritorno gioioso di chi ha incontrato il Signore (i discepoli di Emmaus: Lc 24,33) o di chi ha fatto esperienza della grazia (uno dei lebbrosi guariti: Lc 17,15). Il ritorno di Maria e Giuseppe invece è contrassegnato dall’angoscia (2,48), dalla paura di aver perso colui che è tutta la loro gioia. Essi fanno esperienza della croce, la loro ricerca richiama quella dei giorni pasquali – come si può intravedere nel riferimento ai tre giorni(2,46) – in cui Gesù fu nascosto agli occhi degli uomini. Quando finalmente lo trovano si rendono conto che è molto diverso da quello che pensavano! La sua precoce autonomia non indica una distanza rispetto all’autorità genitoriale – tant’è vero che quando tornò a Nazaret era loro sottomesso (2,51) – ma scaturisce dalla consapevolezza di essere chiamato a tracciare una strada nuova, un nuovo modo di vivere la religiosità che trova il suo vertice e il suo contenuto centrale nel riconoscere la paternità di Dio. Quel giorno Maria e Giuseppe comprendono che il figlio, che fino a quel momento hanno educato nella fede, in realtà è il Figlio di Dio. E accettano di diventare discepoli.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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