8 gennaio 2019

8 Gennaio 2019

La prima forma di carità

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,34-44)
In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Il commento

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro” (6,34). Quello che raccontano i vangeli dell’infanzia sono solo una primizia di una vicenda che solo negli anni successivi troverà la sua piena manifestazione. Le pagine evangeliche che meditiamo in questi giorni propongono una serie di scene che hanno un denominatore comune, vogliono mostrare in che modo la luce di Betlemme si è manifestata nella storia. Contemplando i passi di Gesù, opere e parole, la Chiesa comprende la sua missione. La liturgia odierna propone uno degli episodi più conosciuti. Prima di sottolineare il miracolo dei pani, conviene soffermarsi sulla prima parte in cui l’evangelista sottolinea la compassione di Gesù per la folla, segno di quell’amore viscerale che Dio nutre per il suo popolo. L’evangelista spiega anche il motivo: “erano come pecore che non hanno pastore” (6,34). Non si ferma alla condizione socio-economica né sottolinea la mancanza dei beni materiali. La prima e più grande povertà è quella di non avere una guida capace di prenderci per mano e condurci in quei pascoli dove possiamo ricevere quel cibo che dà vita. Anche oggi l’umanità è smarrita. Non ha bisogno solo di cose ma anche e soprattutto di sentirsi amata. Contrariamente alle nostre attese, e diversamente dalle nostre strategie, la compassione di Gesù si manifesta anzitutto attraverso l’annuncio della parola: “Si mise ad insegnare loro molte cose” (6,34). È questa la prima forma di carità. Comunicare la parola significa donare speranza, presentare il volto di un Dio che ama tutti e ciascuno. Il pane materiale viene subito consumato; la parola, invece, resta nel cuore, si moltiplica e porta frutti anche a distanza di tempo. È questa la missione essenziale della Chiesa: ovviamente non basta ripetere parole, è necessario far risplendere l’amore di Dio con quella passione che può nascere solo dalla compassione. Tutto il resto viene dopo. Tutte le forme di carità sono solo raggi di quest’unica luce.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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