17 gennaio 2019

17 Gennaio 2019

Una condivisione che scomoda

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Il commento

Ne ebbe compassione” (1,41). È una scena commovente e sempre attuale: quante volte, lungo il cammino della vita, capita di incontrare persone che sperimentano l’angoscia di una malattia che consuma il corpo! Quando si tratta di persone care, ci sentiamo come trafitti da un dolore che ci appartiene. È questa la reazione di Gesù quando si trova dinanzi ad un lebbroso che gli chiede di essere sanato. Non solo accoglie quel grido ma si avvicina e tocca il suo corpo coperto di piaghe. È il segno visibile della compassione di Dio. Chissà cosa ha sentito quell’uomo quando quelle mani lo hanno toccato. Da tanto tempo nessuno stringeva la sua mano, da molti anni era stato privato dell’abbraccio di un amico. Condannato a stare solo, lontano da tutti. Come un morto che cammina. Gesù invece lo accoglie come un fratello e gli restituisce la sua carta d’identità, gli ricorda che è una persona amata da Dio. È questo il primo passo della carità. Ed è la premessa per vivere la carità nel solco di una condivisione scomoda e forse anche rischiosa. Il Vangelo chiama a vivere la carità come amicizia e non semplicemente come un gesto di solidarietà. Non basta dare qualcosa. Non conta neppure quanto abbiamo dato. Ciò che davvero interessa è comunicare al prossimo la gioia di essere qualcuno, una persona per cui vale la pena spendere del tempo e anche rischiare qualcosa. La vera compassione si manifesta nel prendersi cura dell’altro, nell’accostarsi a lui, diventando suo compagno di viaggio. Molti oggi chiedono di aprire i porti per dare accoglienza ai migranti ma nessuno pare disposto ad aprire le porte di casa. Tutti hanno paura o non vogliono essere scomodati. San Vincenzo de Paoli sapeva che l’autentica carità non è opera nostra ma un dono del Padre celeste: “Dio ci faccia la grazia di intenerire i nostri cuori verso i miserabili e di credere che, soccorrendoli, facciamo opera di giustizia e non di misericordia. Sono nostri fratelli che Dio ci comanda di assistere: facciamolo dunque come incaricati da Lui e nel modo insegnatoci dal Vangelo”.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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