18 gennaio 2019

18 Gennaio 2019

Il diritto di vedere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,1-12)
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico Ti sono perdonati i peccati, oppure dire Àlzati, prendi la tua barella e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Il commento

Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone” (2,3). L’evangelista intreccia il racconto del miracolo con una disputa teologica che evidenzia una significativa distanza tra Gesù e i farisei. È la prima di cinque controversie che occupano la prima parte del Vangelo di Marco (Mc 2,1 – 3,6). Fin dall’inizio la missione di Gesù incontra un’aperta diffidenza da parte delle autorità religiose, anzi una dichiarata e crescente ostilità. E difatti questa sezione termina con una dichiarazione di guerra: “i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (3,6). Possiamo già intravedere l’ombra della croce. Il racconto inizia sottolineando l’insegnamento di Gesù: “Ed egli annunciava loro la Parola” (2,2). L’evangelista lo presenta nel ruolo abituale del Maestro che proclama con autorità una dottrina nuova. La folla lo ascolta volentieri, anzi è talmente numerosa da impedire ogni possibile accesso alla casa. Se la prima parola è quella di Gesù, l’ultima è affidata alla folla: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!” (2,12). La gente non si accontenta di udire ma ha anche bisogno di vedere, ha tutto il diritto di vedere. La parola è affascinante ma deve tradursi in gesti eloquenti che danno conferma e credibilità a quello che si annuncia. Quel giorno Gesù non si limita a insegnare ma guarisce un paralitico (2,11). In questo modo egli fa vedere che Dio è pronto a ridare pienezza di vita. L’armonia della fede scaturisce dall’intreccio fecondo di parole ed opere. È una regola sempre attuale. Annunciare il Vangelo non significa solo parlare di Dio ma far vedere Dio. Non basta comunicare con passione ciò che crediamo, dobbiamo anche manifestare concretamente l’amore che Dio vuole donare ad ogni uomo. Per far vedere dobbiamo provvedere, prenderci cura. La parola scuote e fa riflettere, la testimonianza convince e coinvolge. Oggi chiediamo la grazia di donare parole capaci di far vedere la salvezza che Dio desidera compiere nell’oggi della storia.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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