19 gennaio 2019

19 Gennaio 2019

Una brace accesa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,13-17)
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Il commento

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (2,17). Levi era un esattore delle tasse: quel mestiere gli dava un ruolo sociale piuttosto significativo ma al tempo stesso lo rendeva particolarmente inviso ai suoi concittadini. In primo luogo perché quelli che riscuotono le tasse non sono mai graditi a nessuno; in secondo luogo, perché le tasse venivano consegnate agli odiati romani; in terzo luogo, perché chi fa questo mestiere, inevitabilmente, tende a rubare. Gli ebrei si mantenevano alla larga da persone come lui. Possiamo perciò comprendere lo stupore della gente nel vedere che Gesù chiama uno come Levi a far parte del gruppo degli amici più fidati, quelli che sono chiamati a condividere più da vicino la sua missione. Uno stupore ancora più grande quando lo vedono entrare nella casa del pubblicano. È probabile che i primi ad essere sorpresi sono proprio i discepoli, quelli che già fanno parte del gruppo apostolico. “Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?” (2,16). L’evangelista attribuisce agli scribi e ai farisei questa critica. In realtà essa esprime assai bene anche lo sconcerto degli amici di Gesù, alcuni di loro forse ritengono che sia un passo falso. Gesù non gioca in difesa né si nasconde, anzi risponde alle chiacchiere con una parola chiara, annuncia che Dio è pronto a donare un cuore di carne, come aveva promesso il profeta Ezechiele (Ez 36,26), un cuore capace di vincere il male e di camminare nei sentieri della verità. Levi è il testimonial credibile di questa grazia che d’ora in poi accompagna la storia dell’umanità.

La conversione del pubblicano invita la Chiesa ad essere ancora più audace nell’annuncio. Chissà quanti attendono una chiamata, una parola capace di farli uscire dal recinto di una vita senza ideali. Un santo evangelizzatore del nostro tempo dava questo consiglio: “Devi essere una brace accesa, che propaghi il fuoco dappertutto” (Josemaria Escrivà, Solco, 194). È questa la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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