30 gennaio 2019

30 Gennaio 2019

La fatica e l’attesa

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,1-20)
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Il commento

Ecco, il seminatore uscì a seminare” (4,3). La parabola ruota attorno all’idea del contadino che semine nei più diversi terreni. È bene perciò soffermarsi su questo verbo. Seminare significa gettare nella terra e quindi significa nascondere. Questo lavoro non indica solo la fatica ma anche la speranza. Chi semina dona quello che ha senza poter vedere subito il frutto del suo lavoro. Dobbiamo perciò mettere in conto la fatica di seminare e quella di attendere. Peraltro la parabola avverte che il frutto non è sempre scontato. Se pensiamo alla nostra vita come il terreno in cui il buon Dio ha gettato il seme, dobbiamo ammettere che non sempre abbiamo corrisposto, tante volte la Parola di Dio non ha portato frutti, non i frutti sperati. E dobbiamo anche ammettere che vi sono in noi tante resistenze ammantate di buone ragioni che di fatto impediscono alla Parola di germogliare. Questa consapevolezza ci rende più umili e ci invita a vivere il ministero della semina con tante speranze ma senza pretesa. Il Signore chiede di seminare senza sapere se e quando ci saranno i frutti. Ci sono situazioni in cui abbiamo ragione di pensare che il terreno non sia adatto, ma anche in questo caso dobbiamo compiere l’opera che Dio ci ha affidato, sapendo di essere solo strumenti e che Dio può “suscitare figli di Abramo” anche dalle pietre (Lc 3,8). Seminare con grande passione anche quando il terreno appare arido significa fidarsi di Dio e vincere la tentazione della tristezza e dello scoraggiamento che il maligno cerca di insinuare. Seminare quando le condizioni sono avverse significa andare controcorrente. Restare fedeli al proprio ministero anche quando il terreno resta infruttuoso, significa amare gratuitamente. In fondo, è proprio questa la testimonianza più bella. Non basta, infatti, seminare con amore e generosità, dobbiamo noi stessi diventare il seme che cade nella terra e muore. In questo modo diventiamo un’icona di quel Gesù che ha fatto della sua stessa vita il seme che dà vita. È questa la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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