Vita

Nonostante tutte le difficoltà, “la pancia cresce”

gravidanza

di Paola Bonzi

Come fare quando tutto sembra vacillare e per quest’altro figlio sembri che non ci sia proprio spazio? Dal Cav della Clinica Mangiagalli di Milano, la storia di Ingrid, una giovane madre alle prese con la fatica della vita.

Ingrid è una ragazza di 28 anni, originaria dell’America Latina. Io stessa l’ho inviata all’equipe del Consultorio perché nuovamente incinta. Il bambino più piccolo aveva dieci mesi. Ingrid è già madre di tre figli, avuti con taglio cesareo e ha adottato le due bambine della sorella perché defunta. Il marito è tornato in famiglia da circa due mesi, dopo una relazione extra coniugale da cui forse è nato un figlio. Vivono in un appartamento di tre locali dove abitano anche la suocera e il cognato che, essendo etilista, arriva ubriaco e spesso spaventa i bambini. Come se non bastasse deve lasciare la casa perché ha uno sfratto esecutivo e lei è disoccupata. Quando parliamo si mostra molto interessata a tutti e cinque i figli, anche per ciò che riguarda l’andamento scolastico. Si reca spesso a parlare con gli insegnanti per farsi dare indicazioni perché crescano nel migliore dei modi. Fa dei piccoli lavori addobbando case per eventi particolari, come feste di compleanno.

È incinta al secondo mese e ha deciso di interrompere la gravidanza. Perché? I tagli cesarei precedenti si sono rivelati complicati, se ne sconsiglia un quarto. Suo marito inoltre, lavora di notte. Insomma un quadro generale non molto incoraggiante. Io la ascolto, lei si sfoga. La relazione tra di noi è da subito molto intensa e ciò mi ha permesso di procedere nelle fasi successive del colloquio. Le ho ricordato tutte le cose positive da lei svolte e, naturalmente, le ho chiesto di riflettere sull’interruzione di gravidanza, prospettandole i nostri aiuti nel caso decidesse di proseguirla. In quel momento il suo timore più grande era che l’ufficiale giudiziario arrivasse quando anche i bambini fossero stati presenti e ciò la spaventava molto. Ho cercato di rassicurarla perché di solito queste azioni di forza avvengono dopo reiterati avvisi. La notizia l’ha tranquillizzata. Le ho promesso anche un sussidio economico di 200 euro mensili per i soliti 18 mesi. Insperatamente Ingrid, più rilassata e serena, ha deciso di accettare il progetto di aiuto e di portare avanti la gravidanza.

Come da prassi l’ho rimandata all’operatrice del Consultorio, che già l’aveva in carico. Ci siamo salutate affettuosamente e mi sono fatta lasciare il suo numero di telefono. Cosa che non avviene normalmente. La settimana dopo questo incontro mi è stato richiesto di riferire il colloquio avuto all’equipe del Consultorio. In quell’occasione ho appreso che l’utente non si era presentata all’appuntamento col medico, non era andata a ritirare il sussidio e non aveva più dato notizie. Ho temuto che alla fine fosse andata ad abortire, e quindi avendo il numero di telefono, l’ho chiamata. Ingrid era stata ricoverata per qualche giorno in ospedale, ma la gravidanza era in atto. L’ho chiamata altre volte per sapere come stava e dopo i saluti si premurava sempre di dirmi: “La pancia cresce”.

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Una mamma forte che ha avuto vari problemi di salute durante il resto della gravidanza. Problemi che talvolta hanno portato a lunghi periodi di ospedalizzazione. Suo marito si è dovuto assentare frequentemente dal lavoro per badare ai bambini, visto che la suocera non abitava più con loro e che nessun altro poteva prendersene cura. Siamo così arrivati al parto e Ingrid non aveva le cose necessarie per il neonato a cominciare dai pannolini. Il 25 luglio Fabrizio è nato in modo precipitoso e Ingrid non ha potuto godere dell’assistenza del primario, che sarebbe arrivato due giorni dopo.

I problemi non sono finiti: appena rientrata a casa si è accorta che Luigi, il suo bambino di 18 mesi, respirava molto male. Via di nuovo in ospedale perché lo visitassero. E a seguire la telefonata del capo del marito che minacciava di licenziarlo immediatamente se non si fosse presentato quella stessa notte al lavoro.

La mamma in ospedale con Luigi, il papà obbligato ad allontanarsi da casa e i cinque bambini, compreso il piccolissimo, che necessitavano di assistenza. Le cose erano estremamente complesse e io, in ansia, mi chiedevo cosa fare e a chi rivolgermi. Con Ingrid abbiamo interpellato, dopo altre vane ricerche, una vicina di casa che, essendo sola, poteva scendere nel bel mezzo della notte per sorvegliare che tutto andasse bene. Difficoltà su difficoltà che, tuttavia, non hanno oscurato la gioia di quella nuova nascita.

Questo è il Centro di Aiuto alla Vita. Questo è il mio sogno, essere accanto alle famiglie in difficoltà con un esercito di volontari disposti a fare da angeli custodi. Nella vita non è tutto prevedibile, anzi, ma proprio lì in quella imprevedibilità si nasconde spesso il segreto della felicità.




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