Coppia

di Assunta Scialdone

“Ti amerò per sempre”

15 Febbraio 2019

coppia

I cristiani celebrano la festa degli innamorati perché il nostro amore è stato reso vero e drammaticamente concreto grazie alla vicenda di Cristo. Siamo sicuri di sapere veramente che cos’è l’amore?

Abbiamo da poco festeggiato San Valentino la festa degli innamorati eppure spesso ci chiediamo cos’è l’amore? Sappiamo che l’amore per eccellenza è una persona: Gesù Cristo, ma in che modo ci ha dimostrato il suo amore? Quando ha iniziato il suo corteggiamento? Dio ci corteggia in modo imperterrito fin dal “principio” ma, ad un certo punto ha deciso di unirsi totalmente a noi, quando? Nell’Incarnazione. Origene, nelle Omelie sul Cantico dei Cantici, a proposito dell’Incarnazione lascia intravedere tutta la bramosia dell’umanità di unirsi con lo sposo Gesù esprimendo l’insoddisfazione di avere degli intermediari: «Mi manderà “baci” attraverso i profeti? Bramo ormai di toccare la sua bocca, egli stesso venga, egli stesso discenda. (…) Il Padre dello Sposo esaudisce la Sposa, manda il suo Figlio».

Leggi anche: Cosa ha in comune con noi la vicenda di Adamo ed Eva?

La promessa di redenzione fatta da Dio Padre in Genesi 3, cioè quella di porre inimicizia tra la stirpe della donna e la stirpe del serpente, è portata a compimento da Gesù, lo Sposo, al momento dell’Incarnazione. Il mistero della nuova alleanza si compie proprio “nell’obbedienza estrema di Gesù alla fine di una lunga scala d’obbedienza dei profeti veterotestamentari”. Cosa avviene nell’Incarnazione? Quale significato profondo racchiude per noi che celebriamo l’amore? Prima di dare una risposta a questi interrogativi si ha la necessità di chiarire il significato del termine nozze. Nozze, dal latino nupta, in riferimento alla tradizione antica del mondo ebraico, significa il trasferimento della sposa (che era unita allo sposo pur non convivendo ancora con lui) nella casa dello sposo divenendo una carne sola. È da ricordare che nell’anno 451, il Concilio di Calcedonia, secondo una sua formula, descrive l’unione ipostatica delle due nature, divina e umana, del Verbo incarnato congiunte “senza confusione né separazione” lasciando intravedere le caratteristiche nuziali. In quest’ottica, Gesù-Sposo assume la carne umana per libera iniziativa, senza alcuna costrizione. Cristo, prima di incarnarsi, pronuncia il suo , all’interno della Santissima Trinità, libero. Tale consenso è riportato dall’autore della lettera agli Ebrei laddove si afferma che: «Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato”. Allora ho detto: “Ecco, io vengo (…) per fare, o Dio, la tua volontà”» (Eb 10,5-7).

Ad esso risponde l’eccomi, altrettanto libero, di Maria. All’annuncio dell’arcangelo Gabriele, la Vergine risponde: «Eccomi sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). È in questa risposta libera che si può intravedere la partecipazione dell’umanità e l’inizio delle nozze tra Dio e il genere umano. Il doppio sì del Verbo e di Maria si traduce nella loro duplice “carne sponsale” che diviene l’una caro coniugale. Avviene il passaggio dallo “sposalizio” al “coniugio”: le nozze. Se non ci fosse stato il sì della donna, la proposta divina sarebbe rimasta come sospesa. Sant’Agostino nelle Confessioni, a proposito dell’Incarnazione, afferma: «Questo è avvenuto nel grembo verginale, dove la creatura umana si è sposata con Lui». Quindi, si può affermare che l’Incarnazione costituisce l’inizio delle nozze di Dio con l’umanità perduta a causa del peccato originale. L’inizio del trasferimento della sposa (umanità) nel seno della Trinità. Con l’Incarnazione l’uomo e la donna non sono solo portatori dell’immagine di Dio ma diventano sposi di Dio, realizzando la fusione completa tra Dio e la coppia. Tre esplicitazioni dell’Incarnazione che danno fondamento all’amore degli sposi sono l’Eucaristia, la Croce e la Risurrezione.

Leggi anche: Non siete soli. Una Giornata dedicata agli sposi

Nell’Eucaristia Cristo non solo si dona ma acconsente ad essere donato a tutti. Questo essere donato si concretizza quando si autoconsegna sotto le specie del pane e del vino consacrati. Mentre Egli ci alimenta con il suo corpo e sangue noi diventiamo una sola cosa con Lui, un solo corpo e una sola carne nell’unione nuziale. Dio s’incarna nella stalla del nostro cuore amandoci di un amore passionale e misericordioso, permettendo che diveniamo una sola cosa con Lui: proprio come avviene tra i coniugi quando celebrano il loro sacramento unendosi coniugalmente. L’offerta eucaristica precontiene la sostanza del sacrificio della Croce. Gesù totalmente donato, in forma passiva, alle mani dei suoi persecutori viene processato e condannato alla morte di croce per essere trasformato in cibo e bevanda di salvezza. L’offerta totale di Cristo sulla croce è offerta nuziale oltre che offerta sacrificale. Egli si dona totalmente alla sposa perché l’ama. È disposto a perdere la propria vita per lei, per renderla felice. La morte diventa dono di nozze. Le nozze di Dio sono nozze di sangue nel Verbo sposo offerto sull’altare della croce.

Nella Croce risalta il sonno di Cristo. Per accertare la Sua reale morte, un centurione gli squarcia il costato con una lancia e da esso fuoriesce, immediatamente, sangue ed acqua. È in questo momento che si genera la sposa. Il costato di Cristo viene squarciato in un momento preciso e cioè quando china il capo e muore. Questo sonno di Cristo ci rimanda al paradiso terrestre quando Adamo, preso dalla solitudine per non aver trovato un aiuto simile, cade in un torpore (“anticamera” della morte) durante il quale, dal suo fianco squarciato, Dio trae Eva, la sua sposa. L’albero della croce simboleggia il nuovo albero della vita cioè quell’albero che darà all’umanità la divinizzazione (le nozze definitive) eliminando la morte. Sotto questo albero troviamo una coppia: la vergine Maria e Giovanni. Pur non avendo nessun tipo di legame coniugale, ci ricordano la prima coppia: Adamo ed Eva sotto l’albero della conoscenza del bene e del male che disobbediscono al comando di Dio. Maria e Giovanni, invece, si dispongono in una contemplazione adorante e silenziosa accogliendo (e non rubando) il dono della divinizzazione.

La Risurrezione è la glorificazione dell’obbedienza di Cristo al progetto del Padre fino alla morte. È proprio nella Risurrezione che il corpo di Gesù viene trasformato in corpo eucaristico. La glorificazione del corpo di Cristo è opera dello Spirito Santo, cioè di Colui che corona il mistero nuziale di Cristo con l’umanità. Nella Risurrezione la carne di Cristo assume forma divina e quindi il progetto di Dio Padre è portato a compimento: l’umano diventa divino. Tanto è vero che, quando Cristo risorge e ascende al cielo, ritornando così nel seno della Trinità, non lo fa portando con sé solo la natura divina ma anche quella umana, donatagli dalla Vergine nell’Incarnazione. Conservando la sua carne, che è carne umana, divinizza l’umanità intera perché la rende carne risorta. Così, solo nella Risurrezione la natura umana entra in pienezza nell’amore trinitario: in modo unico per il Verbo incarnato ed in modo partecipato per ogni uomo che si sia unito alla carne del Verbo stesso. Da questo momento l’umanità è nella Trinità. Dio, non è più solo puro spirito ma ha un volto e un corpo umano. Dal momento dell’Incarnazione, inizio della redenzione e delle nozze, l’uomo può ritornare a vivere in pienezza, così come viveva nel principio, e questo può avvenire nonostante la concupiscenza.

Senza le nozze che scaturiscono dall’unità tra la natura umana e quella divina, non sono possibili altre nozze vere. Le nozze degli sposi, sono tali, perché si fondano su quelle di Dio. Gli sposi possono diventare, di nuovo ed in modo pieno, una sola carne come prima del peccato originale, grazie alla presenza delle due nature nella persona di Cristo. I cristiani festeggiano la festa degli innamorati perché il nostro amore è stato reso vero e drammaticamente concreto, grazie alla vicenda di Cristo. L’Incarnazione, l’Eucaristia, la Croce e la Risurrezione ci abilitano ad amare di un amore vero, fedele ed inesauribile, che perciò va celebrato quotidianamente. È grazie a questa vicenda che per due sposi cristiani possono diventare concrete certe frasi da baci di cioccolata come “ti amerò per sempre”. Gli sposi cristiani possono farlo perché il loro amore non è più solo il loro amore che sarebbe ben poca cosa da solo. L’amore è eterno perché viene dall’amore trinitario attraverso Cristo. È quell’amore che auguriamo ai fidanzati e agli innamorati di celebrare quotidianamente. In fondo non c’è amore più grande che dare la vita per la persona amata, come ci ha insegnato Cristo.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.