19 febbraio 2019

19 Febbraio 2019

Non abbiamo compreso

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,14-21)
In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

Il commento

Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!” (8,15). La scena precedente si era conclusa con questa annotazione: “risalì sulla barca e partì per l’altra riva” (8,13). Il dialogo con i farisei lo aveva amareggiato, si allontana come se volesse andare altrove, lontano dai conflitti. Gesù scopre che esistono incomprensioni anche tra i suoi amici, tra quelli che lo hanno seguito con sincerità di cuore. Tutto parte da un dettaglio marginale, prima di partire i discepoli avevano dimenticato di prendere i pani. Gesù li invita a non perdere tempo in discussioni inutili, piuttosto, aggiunge, è bene tenersi lontano dal lievito dei farisei. I discepoli non comprendono. C’è una distanza tra loro e il Maestro, come se parlassero due lingue diverse. Gesù lo sa bene e punzecchia i discepoli con una serie di domande provocatorie che trovano la loro conclusione in questa: “Non comprendete ancora?” (8,21). Quel giorno la domanda non riceve alcuna risposta. I Dodici si chiudono in un imbarazzante silenzio. Noi invece dobbiamo rispondere e riconoscere che esiste un divario inevitabile tra la parola che Dio ci consegna e quello che noi possiamo comprendere. Per colmare questo divario o per impedire che generi una progressiva distanza, occorre anzitutto evitare il “lievito dei farisei” che è l’ipocrisia, evitare cioè la doppia vita, quella che Papa Francesco chiama “schizofrenia spirituale”. Una cosa è riconoscere di non comprendere, altra cosa è far finta pretendere di comprendere, mostrare di accogliere la Parola di Dio e poi… continuare a seguire i propri ragionamenti. Non diciamo quello che pensiamo e non facciamo quello che diciamo. La vita diventa così una maschera. Chi riconosce di non comprendere si mette umilmente in ascolto di Dio e si lascia istruire dallo Spirito. Tante volte, nonostante la buona volontà, davvero non comprendiamo, la Parola resta oscura. In questo caso preghiamo così:

Signore, Tu sai che desideriamo fare ciò che a Te piace, donaci la luce per comprendere la tua volontà, l’umiltà per riconoscere i nostri limiti e il coraggio per ricominciare.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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