Droga

La cannabis è una droga ma fa fare soldi e tanto basta

cannabis

di Gabriele Soliani

Cannabis in cosmetici, drink e tisane. Cosa accadrà quando ci si sarà assuefatti? Le riviste scientifiche dicono: “Le preoccupazioni per la legalizzazione sono giustificate”.

Dicono che il mercato della cannabis stia per subire una grande trasformazione ed entro i prossimi dieci anni non sarà più quello che conosciamo ora. Sembra che alle piantine di marijuana stia sparendo l’aura trasgressiva e che diventeranno ingredienti comuni inseriti in bevande, tè, prodotti di bellezza, integratori, nutraceutici e farmaci da banco a scopo rilassante e per migliorare l’umore facendo un bagno in una vasca piena di acqua ed “erba” comprata al supermarket. Ora il mercato globale della marijuana, legale e illegale, viene stimato sui 150 miliardi di dollari, il business sull’uso autorizzato soppianterà quello vietato perché destinato a crescere del 77% sul totale delle vendite e raggiungere, da solo, 166 miliardi di dollari nei prossimi 4 anni.

Dicono che il destino della cannabis sativa (canapa e marijuana) e cannabis indica (marijuana) sarà un altro rispetto a quello prospettato fino ad oggi e, come spesso succede, quando una abitudine al consumo diventerà “la norma” anche la voglia di trasgredire svanirà. Dicono. A sostenere questa trasformazione senza precedenti è un report di “Euromonitor International” in esclusiva per l’agenzia ANSA per l’Italia. Zora Milenkovic, direttore del settore bevande e tabacco della company di ricerche, ha detto: “Il mercato cambierà profondamente e entro il 2030 sarà popolato di brand di prodotti per uso domestico che contengono cannabidiolo, spinto anche dall’impulso di legalizzazione che si sta realizzando in molti paesi del mondo, in testa gli Stati Uniti. Ciò significa che consumeremo sempre più bevande, cosmetici e integratori, nutraceutici per lo sport, drink senza alcol e infusi che contengono i principi attivi della cannabis e li compreremo ovunque, anche al supermercato”. Gli analisti di Euromonitor dicono che i cocktail alla marijuna senza alcol scalzeranno il business tradizionale dei drink alcolici perciò la socializzazione e i rituali del bere insieme cambieranno presto. Pronta anche la trasformazione dei soft-drinks e delle bevande rilassanti sempre più a base di cannabidiolo.

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L’olio di semi di canapa e dei suoi derivati sarà anche il cuore dei prodotti di bellezza a scopo anti-ossidante, anti-età, anti-infiammatorio e rilassante trascinando tutto il segmento dei prodotti per lo skincare. Molti brands della dermocosmesi si orienteranno verso prodotti dall’aria olistica per il benessere e i principi attivi della cannabis potenzieranno il filone della neurocosmesi per migliorare anche l’umore. I semi e l’olio di canapa saranno inoltre sempre più presenti nei nutraceutici e negli integratori per dormire meglio, rilassarsi, essere in forma e di buon umore. Mangeremo barrette proteiche arricchite di cannabis e perfino pasta, zuppe e pane del fornaio conterranno semi di canapa”. Esistono oltre 100 tipi di cannabinoidi, i più rinomati sono il canabidiolo (CBD contenuto nelle infiorescenze) e il tetraidrocannabinolo (THC). Questo ultimo ha delle restrizioni perché psicoattivo e viene limitato all’impiego come medicinale con prescrizione medica. Il vero boom è atteso per il segmento dei farmaci OTC senza prescrizione medica. Conterranno i principi attivi della marijuana i supplementi di vitamine, gli analgesici, i sonniferi e i prodotti per incrementare le capacità sportive. Naturalmente, precisano gli analisti Euromonitor, l’uso di cannabis a scopo medicinale sarà regolamentato in modo diverso di paese in paese ma la rivoluzione è in atto.

Gli esperti, che parlano di business, non dicono però della dipendenza che possono provocare queste “droghe”. L’assuefazione conseguente porterà all’uso di sostanze più forti e psicoattive, come sempre accade.

“Suvvia! Una canna non ha mai fatto male a nessuno!” Così, più o meno, esclamava il prestigioso fisico italiano Carlo Rovelli nell’ottobre scorso sponsorizzando lo spinello libero. Un messaggio irresponsabile, non solo perché Rovelli ha giocato la sua autorità acquisita su un altro campo di competenza (la meccanica quantistica), ma anche perché scientificamente smentito. Lo ha fatto pochi giorni fa lo studio pubblicato sul Journal of Neuroscience. Anche un solo spinello di marijuana può causare modifiche al cervello di un adolescente. Il campione di adolescenti europei testati aveva fumato cannabis 1 o 2 volte in tutta la loro vita, eppure è stato sufficiente per osservare in loro una modifica dei volumi della materia grigia, in particolare nell’amigdala e nell’ippocampo, aree legate ai processi emotivi e allo sviluppo della memoria. Ciò può comportare un mal funzionamento del cervello. Le riviste scientifiche dicono: “Le preoccupazioni per la legalizzazione sono giustificate”.

“I risultati suggeriscono che negli adolescenti anche una breve esposizione alla cannabis può avere effetto sulle strutture cerebrali importanti per la gestione delle emozioni e per la memoria, quindi potrebbe predisporre a deficit emotivi e cognitivi anche a lungo termine”, ha commentato Yuri Bozzi, docente di Fisiologia all’Università di Trento. Oggi non esistono più i preparati “naturali” che fumava Carlo Rovelli ai tempi dell’università; è cambiata la concentrazione di tetracannabinolo (Thc, il principio attivo): quasi il 20 per cento maggiore rispetto a 30 anni fa. Anche per questo moltissimi scienziati si stanno battendo per affiancare la cannabis alle altre droghe pesanti, come eroina e cocaina. Al mercato non interessa la salute dei giovani, a loro interessano solo i soldi.




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