9 marzo 2019

9 Marzo 2019

Non amiamo abbastanza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Il commento

Vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: Seguimi!” (5,27). Il racconto è fin troppo conciso per i nostri gusti ma vi troviamo tutti gli elementi essenziali dell’esperienza di fede. Sono i verbi a dare dinamicità e contenuto. Levi sta per i fatti suoi, tutto intento al suo lavoro; è Gesù che lo vede, si accosta e lo chiama. Tutto inizia con il verbo vedere: gli occhi di Gesù scrutano con attenzione, per questo sono capaci di scorgere quello che non appare ad uno sguardo distratto. L’amore non si ferma alla superficie, penetra nell’animo umano, vede i bisogni più nascosti, quelli che neppure l’uomo sa chiamare per nome. L’amore apre gli occhi e permette di vedere l’invisibile. Gesù lo guarda con amore e gli comunica l’amore. Il pubblicano appartiene a quella categoria di persone che sono abituati a sentire il disprezzo degli altri. Per la gente è un ladro, uno che collabora con l’odiato potere dei romani. Per Gesù è un figlio di Dio, un uomo da amare, come e più degli altri. Il secondo verbo è un comando: “seguimi”. L’iniziativa è sempre di Gesù ma questa volta crea una relazione visibile e implica una risposta. È lo stesso invito che ha rivolto agli altri discepoli, quelli che ha scelto per una condivisione più intima. Ma questa volta esagera. Quelli erano pescatori, questo è un mafioso. Gesù non lo denuncia come pubblico peccatore, non scaglia contro di lui le pietre della condanna, ma lo invita a lasciare tutto, cioè a cambiare vita. Lo chiama a stare con lui. Deve amarlo assai per chiedergli di entrare a far parte della sua comunità senza chiedere nemmeno un giorno di postulato… Gesù scommette sulla forza dell’amore. Per questo è pronto a donare tutto e non teme di chiedere tutto. Solo l’amore è capace di imprimere una svolta alla vita. Se manca l’amore, resta solo il dovere. Troppo poco per dare slancio alla vita e affrontare la fatica dei giorni. Tante volte non riusciamo a creare relazioni perché non amiamo abbastanza. È questo amore che oggi chiediamo per attraversare i deserti della vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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