23 marzo 2019

23 Marzo 2019

L’abbraccio di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Il commento

Ritornò in sé” (15,17). Era partito con tante speranze, si ritrova nell’angoscia più cupa. Aveva lasciato la comunione familiare, sperimenta la più triste solitudine. Pensava di conquistare la sua libertà ma viene gettato nella più oscura prigione. Ha perduto tutto. Non gli rimane più nulla. Neppure i sogni. Ma proprio quando l’oscurità lo avvolge fino a soffocare ogni speranza, ecco che si accende una luce. Il viaggio di ritorno inizia nel cuore, nel luogo più nascosto della persona. Sapere che c’è una casa dove tutti hanno il nutrimento essenziale per vivere lo risveglia: “Quanti salariati in casa di mio padre hanno cibo in abbondanza, io qui muoio di fame!”  (15,17). Ad una prima lettura questa motivazione appare piuttosto materiale e interessata. Non importa. La conversione inizia sempre con un timido passo. È importante però accostare il termine casa al vocabolo padre: “In casa di mio padre”. Il giovane non cerca una qualsiasi casa ma quella di suo padre. È ovvio che, avendo stracciato il patto di comunione, non pretende più di essere accolto come figlio ma gli basta anche essere trattato come servo. Le motivazioni che determinano il suo ritorno non sono ancora chiare. La conversione è un cammino graduale. Quando arriverà a casa e vedrà il padre venirgli incontro e abbracciarlo con affetto, solo allora comprenderà. Lui se n’era andato sbattendo la porta, ma il padre non ha mai chiuso la porta del cuore. A leggere il racconto lucano, abbiamo l’impressione che sia rimasto sulla soglia, nella speranza di vederlo arrivare.

È la parabola della vita, personale e collettiva. Possiamo ribellarci e andare lontano, possiamo anche rifiutare Dio ma Lui non si stanca di attendere. È bello sapere che il cammino della vita, anche di quella più tortuoso, termina nell’abbraccio di Dio. Abbiamo la possibilità di sperimentare fin d’ora quest’abbraccio mediante la riconciliazione che ci dona il perdono di Dio, il pane eucaristico che c’immerge nella vita di Dio, la comunione ecclesiale che ci dona la grazia di vivere come fratelli e figli dello stesso Padre. Chiediamo la grazia di sperimentare sempre nuovamente questa gioia.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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