Eutanasia

Oggi è più facile morire che vivere

eutanasia

di Ida Giangrande

In Canada dal 2015 hanno scelto di morire per iniezione letale 7.949 persone. No, non stiamo parlando di condannati alla pena di morte ma di eutanasia.

Le cose stanno così, oggi è più facile morire che vivere. Non lo dice la Chiesa, non è un’opinione personale, a parlare sono i numeri, le statistiche. Questa volta l’occhio di bue si sofferma ad illuminare la situazione in Canada. Ciò che ne emerge? Uno scenario da guerra. Nel 2018 sono morte con l’eutanasia 4.235 persone, un aumento del 57 per cento rispetto al 2017, quando si erano verificati 2.704 decessi. I numeri della “buona morte” così chiamata perché indolore, crescono a ritmo vertiginoso nel Paese: nel 2017 infatti i casi erano aumentati rispetto al 2016 del 168 per cento. Dal dicembre 2015 hanno scelto l’iniezione letale 7.949 persone.

La legge canadese è molto meno restrittiva rispetto alla normativa di Belgio e Olanda, altri due stati in cui l’eutanasia è diventata un diritto. In base al Bill C-14, infatti, per essere uccisi bisogna essere affetti da una malattia incurabile per la quale «la morte naturale è ragionevolmente prevedibile». Sia la malattia incurabile che la sua ragionevole prevedibilità non devono essere stabiliti da dati medici oggettivi, è sufficiente che «il personale medico o infermieristico sia dell’opinione che la persona soddisfi tutti i criteri». Non è richiesto dunque che la legge venga rispettata, ma che il medico pensi che sia rispettata.

La legge specifica inoltre che un medico non può essere incriminato di omicidio neanche quando la sua opinione sul rispetto dei criteri della legge si riveli «errata» questo ovviamente dopo la morte del paziente che ormai è morto appunto. Il testo della norma, infine, garantisce una inedita immunità a «chiunque» faccia «qualsiasi cosa» per procurare la morte di un terzo che ne abbia fatto richiesta.

Insomma c’è da chiedersi ma quand’è che posso parlare di omicidio? O anche questo concetto è diventato opinabile?

Tre bioeticisti canadesi hanno pubblicato un articolo sul Journal of Medical Ethics l’anno scorso sottolineando che «nonostante le linee guida sanciscano che “l’aiuto medico alla morte” è l’ultima opzione da esplorare», di fatto l’iniezione letale viene trattata «come una scelta amministrativa senza particolari implicazioni morali».

Non è un caso infatti che nelle sale d’aspetto degli ospedali del circuito William Osler Health System si trovino annunci pubblicitari che sponsorizzano l’eutanasia, senza fare riferimento né alle cure palliative né ad altri modi di affrontare la malattia. Il Maid (Medical Assistence in Dying), si legge in uno di questi annunci, «è un servizio medico in Canada, attraverso il quale dottori e infermieri aiutano i pazienti che ne hanno diritto a realizzare il loro desiderio di porre fine alle loro sofferenze».

Pensare che fino a qualche tempo fa medici e pazienti aiutavano le persone a vivere più che a morire e ancora meglio, i pazienti stessi desideravano vivere.




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