1 aprile 2019

1 Aprile 2019

L’agenda della vita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa. Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

Il commento

Questo fu il secondo segno che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea” (4, 54). Il vocabolo segno [sēmeîon] attraversa il racconto da cima a fondo. Nella prima alleanza Dio si rivela attraverso segni e prodigi. Nella nuova alleanza, attraverso le guarigioni, Gesù manifesta l’amore fedele di Dio. E tuttavia, in questo caso il Rabbì di Nazaret non sembra disposto a dare il segno richiesto. Il funzionario lo supplica di venire a Cafarnao perché suo figlio è in fin di vita; egli invece si limita a rimandarlo con una promessa poco credibile: “Va’, tuo figlio vive” (4,50). Gli consegna una parola senza dargli alcuna garanzia. Quella risposta potrebbe apparire come un rifiuto o addirittura una provocazione. L’uomo potrebbe andarsene deluso e carico di sdegno. Il Vangelo sottolinea invece che egli “credette alla parola” (4,50). Si fida, non pretende di vedere e, credendo, ha la gioia di vedere. Il segno si compie anche in forza della sua fede. Gesù invita a non legare la fede si prodigi (4,48). E tuttavia, dobbiamo riconoscere che le opere che Dio compie confermano e accrescono la fede. Dopo aver detto che l’uomo “credette alla parola”, l’evangelista conclude così il suo racconto: “credette lui con tutta la sua famiglia” (4,53). Come mai ritorna sullo stesso verbo? Non aveva già creduto? Sì, ma la fede iniziale è una risposta timida e carica di inquietudini, una fede non priva di dubbi e di ombre. L’esperienza della guarigione conferma e porta a compimento il cammino di fede. Quest’uomo ha ricevuto il segno richiesto perché ha accettato le modalità di Dio. si è fidato ed ha potuto sperimentare che Dio non abbandona i suoi figli. Nel giro di poche ore egli ha potuto verificare la fecondità di quella Parola. A noi invece può accadere di dover attendere mesi o anni prima di trovare il riscontro tanto atteso. Non importa. Oggi chiediamo la grazia di affidare a Dio l’agenda della nostra vita. Spetta a Lui decidere come e quando manifestare la fedeltà del suo amore.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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1 risposta su “L’agenda della vita”

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