20 aprile 2019

20 Aprile 2019

Quando tutto è finito

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23, 47-56)
E il centurione, veduto ciò che era accaduto, glorificava Iddio dicendo: Veramente, quest’uomo era giusto. E tutte le turbe che si erano raunate a questo spettacolo, vedute le cose che erano successe, se ne tornavano battendosi il petto. Ma tutti i suoi conoscenti e le donne che lo aveano accompagnato dalla Galilea, stavano a guardare queste cose da lontano. Ed ecco un uomo per nome Giuseppe, che era consigliere, uomo dabbene e giusto, il quale non avea consentito alla deliberazione e all’operato degli altri, ed era da Arimatea, città de’ Giudei, e aspettava il regno di Dio, venne a Pilato e chiese il corpo di Gesù. E trattolo giù di croce, lo involse in un panno lino e lo pose in una tomba scavata nella roccia, dove niuno era ancora stato posto. Era il giorno della Preparazione, e stava per cominciare il sabato. E le donne che eran venute con Gesù dalla Galilea, avendo seguito Giuseppe, guardarono la tomba, e come v’era stato posto il corpo di Gesù. Poi, essendosene tornate, prepararono aromi ed oli odoriferi.

Il commento

Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto” (23,56). Il primo giorno del Triduo pasquale ci invita a contemplare l’Uomo dei dolori: Dio trasforma una tragica ingiustizia nella più grande rivoluzione della storia. Il venerdì santo è salutare provocazione, invita a riflettere su temi di grande respiro: vita e morte, amore e dolore, fede e incredulità. Il secondo giorno, invece, è quello della desolazionequando tutto è finito, cosa possiamo fare? Il venerdì è il giorno delle lacrime: è avvenuto un fatto che nessuno poteva immaginare. La morte di Gesù segna la fine di ogni attesa. Il futuro appare precluso. Quella notte nessuno dei discepoli riesce a dormire. Ma quando sorge l’alba e veste ogni cosa di colori, il giorno appare ancora più triste. La casa è vuota. La memoria dei giorni luminosi custodisce la speranza ma è solo una piccola fiammella che subito si spegne al pensiero della croce. La realtà dice altro, è come un muro che non permette di guardare oltre. I discepoli cercano invano una spiegazione ma tutto resta oscuro.

Anche gli evangelisti fanno silenzio, il racconto si ferma alla deposizione nel sepolcro, avvenuta poco prima del tramonto: “Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati” (23, 55-56). Poi cala il silenzio. Il popolo entra nel sabato, un sabato reso ancora più solenne dalla Pasqua, secondo la cronologia di Giovanni. Non sappiamo cosa avviene quel giorno. Il racconto dei vangeli riprende dal mattino di Pasqua. Oggi siamo invitati a camminare per i sentieri del silenzio e dell’attesa. Non siamo abituati a farlo e facciamo fatica anche questa volta. Il silenzio è stato bandito dalla nostra società. Non sciupiamo il tempo nelle mille cose da fare. Oggi scegliamo di restare davanti alla croce per consegnare nelle mani di Dio ogni dolore e tutti i drammi della storia. La nostra preghiera diventa un’invocazione di grazia e di misericordia.

Vieni, Signore, liberaci dall’iniquità che riveste di debolezza anche le intenzioni più belle, anche quelle più sincere. Mostraci ancora una volta la potenza del tuo Amore, apri anche oggi strade nuove, cambia il corso degli eventi. Noi sappiamo che la celebrazione della Pasqua è memoria salvifica, un evento che ogni anno si rinnova e ci rinnova. Noi crediamo che la tua Presenza veste di eternità il nostro fragile oggi terreno. Conosciamo la nostra debolezza e sappiamo che tante volte siamo fuggiti, come bambini impauriti. Non abbiamo avuto il coraggio di confessare la fede. Tante volte siamo rimasti attanagliati dai dubbi e dalle perplessità. Ma oggi, nonostante la debolezza, ti chiediamo di custodirci nell’amore Tuo perché solo se rimaniamo uniti a Te possiamo diventare apostoli coraggiosi e capaci di far risplendere la Parola che salva. Amen



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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