CORRISPONDENZA FAMILIARE

di don Silvio Longobardi

“Ho abortito e sto bene”. La disumanità che non ti aspetti

29 Aprile 2019

aborto

Tutta la verità sull’aborto: è la pretesa di alcuni scritti di Chiara Lalli. Una pretesa disattesa, perché come sempre non si parla mai del bambino ma solo della madre. Don Silvio: “È l’errore tipico degli abortisti. Far pensare che non sia un bambino ma una cosa, un semplice e trascurabile ammasso di cellule”.

Alcuni mesi fa, Giovanna mi ha segnalato un articolo di Chiara Lalli, docente universitaria e autrice di molti libri: Ho abortito e sto bene. Perché all’aborto si associano sempre sofferenza e colpa?. Il titolo dice già tutto.

L’articolo è scritto con maestria e con quella passione che è propria del militante che arringa la folla per convincerla alla battaglia o alla resistenza, costi quel che costi. Un articolo come questo fa bene alla causa pro life perché mostra il volto disumano, direi diabolico, che si nasconde dietro l’aborto. Il mondo pro aborto, proprio quello che lei critica, in fondo cerca di custodire un briciolo di umanità, mette in evidenza le cause che spingono all’aborto, ricorda che si tratta di una scelta difficile. Lei invece rivendica l’assoluta mancanza di eticità, abortire è una scelta come un’altra, è come decidere se andare o meno all’università, se sposarsi o convivere. Una posizione come questa è così assurda che apparentemente non può fare breccia nel mondo civile e invece… ha la forza di suscitare circoli di militanti arrabbiati, i partigiani dell’aborto che si considerano investiti di una vera e propria mission da cui dipende l’avvenire della società.

In questo articolo Chiara Lalli afferma di voler parlare dell’aborto senza i veli dell’ipocrisia, senza dover cercare una causa o una scusa. La verità vi prego sull’aborto, è il titolo di un altro suo libro. A parole afferma di volere solo la verità, nient’altro che la verità. In realtà, nasconde la verità perché non parla mai del bambino. In fondo questo è l’errore tipico degli abortisti. O meglio, fa pensare che non sia un bambino ma una cosa, un semplice e trascurabile ammasso di cellule. Una cosa talmente invisibile da poter essere annullata, calpestata, stritolata. Quella cosa semplicemente non esiste, non ha valore. Se avessimo le risorse economiche, proporrei di fare un sondaggio con poche domande e tra queste:

Credi che il bambino sia una cosa o una creatura che poco alla volta si forma nel grembo della madre?”.

Sarebbe interessante leggere le risposte degli adolescenti, dei giovani e degli adulti. Ma in modo tutto particolare vorrei leggere quello che scrivono le mamme. Vorrei proprio vedere quante mamme, che hanno vissuto l’esperienza di portare un bimbo per nove mesi nel proprio corpo, quelle stesse che guardano con emozione l’immagine ecografica del bambino, sono disposte a dire che non di un bambino si tratta ma di una cosa

Leggi anche: La vita, un miracolo sempre nuovo

Lalli rivendica con orgoglio di aver fatto l’aborto ma di non provare alcuna colpa. A suo parere basta una sola persona come lei per dire che l’aborto non può essere associato alla colpa. Dovrebbe sapere che più d’uno di quelli che appartengono alla criminalità e uccidono senza scrupoli, lo fanno senza provare colpa alcuna, neppure a distanza di anni. Per loro si tratta di una questione di sopravvivenza: mors tua, vita mea. E se qualcuno prova a dire che ci sono altri modi per guadagnarsi da vivere, loro rispondono semplicemente che non vogliono. Proprio come quelle donne che, a suo dire, non ricorrono all’aborto quando hanno problemi gravi ma per il semplice, banale motivo che non desiderano un figlio. Punto.

Se davvero vuole la verità sull’aborto, perché non la chiede ai ginecologi e a tutti quei medici che in massa si rifiutano di praticare l’interruzione di gravidanza? Lei registra il fatto come se fosse una congiura ordita da chissà chi. Non si chiede perché in un contesto culturale favorevole all’aborto, la grande maggioranza rifiuta di eseguire questa pratica che in fondo non presenta particolari difficoltà e rischi? 

Se davvero vuole la verità perché non la chiede alle donne che hanno abortito e che, a distanza di anni, sentono il peso della colpa? È vero che questo tema non è particolarmente affrontato in Italia e gli studi scarseggiano ma… in altri Paesi ce ne sono e fanno pensare.

Un tema come questo dovrebbe essere affrontato con serietà, aprire spazi di confronto, dovremmo chiederci cosa fare per aiutare le donne a portare a termine la gravidanza… E invece c’è un grande silenzio, un silenzio assordante. C’è silenzio anche nei vertici della Chiesa, nessuno prende le difese di quel bambino. Nella recente Esortazione Chritus vivit, Papa Francesco scrive che i giovani non vogliono una Chiesa “sempre in guerra per due o tre temi che la ossessionano” (n. 41). Sicuramente non si riferisce all’aborto che il Concilio Vaticano II definisce un “abominevole delitto” (Gaudium et spes, 51). Su questo tema la Chiesa non può tacere.

Spulciando nella bibliografia di Chiara Lalli, ho trovato questo libro dal titolo eloquente: “Non avrai altro Dio all’infuori di te”. Se questo è il nuovo comandamento, se diventa l’unico comandamento dell’epoca moderna, abbiamo di che aver paura. Dove l’uomo innalza se stesso, si prepara una nuova e devastante Babele.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

2 risposte su ““Ho abortito e sto bene”. La disumanità che non ti aspetti”

Non provare “colpa” è una difesa psicologica profonda per non soccombere e sentirsi tranquilli. Altrimenti sarebbe un peso insopportabile. Le donne invece che sentono la “colpa” paradossalmente capiscono quello che è successo e pian piano fanno pace con loro stesse se aiutate. Se poi chiedono “perdono” pian piano si liberano anche della “colpa”. L’autrice dell’articolo ne parla e scrive continuamente perché in fondo al suo cuore avverte qualcosa che non va e sente la “colpa”.

Se non vedi l umano non puoi sentire colpa. Quindi lei dice il vero. Se solo per un attimo vedesse quel piccolo uomo lei diventerebbe ciò che il suo corpo è già stato, sarebbe madre per sempre, perché anche contro la sua stessa volontà ha fatto nido a quel piccolo uomo, e anche se quel bimbo è stato spazzato via la sua maternità ignorante egoista scellerata e senza colpa resta.
E qui non si tratta di Dio, ma di realtà umana. Davanti a quella allora si intravede la grandezza del mistero umano e ci si piega in ginocchio. Per ringraziare. Prego per lei, perché veramente non sa quello che dice e ciò che di sé e della propria capacità di vivere e di amare si perde.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.