Maternità

Madri di ieri e di oggi…

madre e figlia

di sr. Daniela Cristiana Galletto

I figli vedono il mondo attraverso lo sguardo della loro mamma. Il bambino risulterà a sé stesso più o meno amabile a seconda di come la madre lo guarda. Ma come è cambiato lo sguardo delle madri di oggi?

Per molti anni l’immagine della donna adulta sembrava necessariamente rimandare al volto di una madre: la cultura patriarcale, infatti, ha tramandato di generazione in generazione una visione della donna inevitabilmente destinata ad essere madre, naturalmente disposta a sacrificare tutto di sé in vista della cura del marito e dei figli. Così, la donna che è in ogni madre, ha spesso sacrificato i suoi desideri di realizzazione personale, con notevole sofferenza a causa delle innumerevoli rinunce che la sua condizione di genitore le imponeva.

Attualmente, la realtà è decisamente mutata. Spinte dall’esigenza di acquisire maggiore libertà ed autonomia e dal desiderio di ridisegnare il loro nuovo volto in un mondo scosso da rapidi mutamenti, le donne, negli ultimi trent’anni, si sono conquistate spazi a lungo impensabili, in termini di ruoli e di responsabilità in settori lavorativi fino ad allora ad appannaggio esclusivo del mondo maschile.

Come afferma papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia: “Oggi riconosciamo come pienamente legittimo, e anche auspicabile, che le donne vogliano studiare, lavorare, sviluppare le proprie capacità e avere obiettivi personali. Ma il diminuire della presenza materna con le sue qualità femminili costituisce un rischio. La maternità conferisce alla donna una missione peculiare su questa terra, che la società deve proteggere e preservare per il bene di tutti”.

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La carriera scolastica protratta in maniera indefinita nel tempo, il lavoro che grazie alle nuove tecnologie invade anche gli spazi domestici e sembra non concedere tregue, la cultura del fitness e del benessere a tutti i costi e gli impegni in ambito sociale e culturale in senso ampio, azzerano il tempo libero delle nostre famiglie e ci impongono ritmi di vita sempre più frenetici: entrano allora in scena i nonni e altre figure di riferimento che, delegate dai genitori, sono investite di grandi responsabilità educative nei confronti di bambini e adolescenti in crescita.

È evidente, inoltre, che fino a due generazioni fa il mondo materno era più intimo e segreto, definito dalle confidenze con le persone più vicine, oggi, invece, le mamme navigano in rete e spesso affidano ai blog le loro esperienze e i loro timori. Tante mamme, oggi, non chiedono più consigli alle proprie madri, alle zie e alle nonne: ansie ed emozioni sono raccontate sul web e i suggerimenti più affidabili sembrano essere quelli delle rubriche più visitate nel mondo virtuale, piuttosto che dell’amica, magari più grande ed esperta, della porta accanto.

Le occasioni di dialogo, di confronto e di riposo in cui le madri oggi possono sedersi davanti ai propri figli sembrano diventare ogni giorno più rade, ed è spontaneo riflettere sulla qualità di questi incontri e sulla capacità materna di creare uno spazio in cui il bambino possa semplicemente essere sè stesso. Per fortuna non è decisivo solo il tempo che una madre può dedicare al proprio figlio in termini di ore passate con lui, ma perché le cure materne siano considerate veramente tali devono essere particolarizzate, cioè destinate a una vita in particolare, preziosa perché unica, irripetibile e insostituibile.

Sapersi amati nei propri limiti, sempre e incondizionatamente, è il primo passo perché ciascun figlio si conceda il permesso di esserci, ricevendo l’eredità preziosa della propria diversità come trampolino di lancio per tuffarsi da protagonista nella propria vita.

Oggi come ieri, la madre si dà all’esperienza del bambino che viene alla luce innanzitutto come specchio, in cui il piccolo può rintracciare la propria immagine e sentirsi amato. Il bambino risulterà a sè stesso più o meno amabile a seconda di come la madre lo guarda: così, quando muoverà i suoi primi passi imparerà ad avventurarsi con curiosità oltre la soglia di ciò che già conosce se, incontrando gli occhi della madre, riceverà da lei il permesso di osare. In caso contrario probabilmente rischierà di fermarsi, ereditando e facendo proprie le incertezze di chi per tanto tempo lo ha accolto tra le sue braccia. Per la vita dei figli, infatti, il volto del mondo attraversa lo sguardo della madre: se i suoi occhi vedono la realtà con preoccupazione e ansia, rivelando il suo essere donna a volte fragile ed indifesa, il bambino spierà nel suo volto i segni della minaccia e farà più fatica a fidarsi della realtà che lo circonda. Se i suoi occhi, invece, contemplano nella realtà la promessa di qualcosa di bello e di buono, il bambino interiorizzerà un atteggiamento di apertura e di fiducia, che gli permetterà di prendere il largo nella propria esistenza. Auguriamo a tutte le madri uno sguardo carico di speranza, capace di vedere già nei germogli spighe mature e capace di sussurrare, anche in silenzio, ad ogni bimbo che deve scegliere se immergersi nell’avventura della vita: “Vai… ne vale la pena!”.

 




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