Eutanasia

Vincent Lambert vivrà, per ora… ma come guardiamo gli handicappati?

Vincent Lambert

di Giovanna Abbagnara

All'ospedale di Reims in Francia, ieri mattina è stata avviata la procedura per lo stop delle cure a Vincent Lambert, il tetraplegico in stato vegetativo da dieci anni in seguito ad un incidente. Le parole strazianti della mamma: “Non ti abbandono, siamo qui con te”. A sera la Corte di Appello di Parigi decide il ripristino dell’alimentazione e dell’idratazione.

È trascorso poco più che un anno da quando una mentalità mortifera ed eutanasica decretavano inutile la vita di Alfie Evans e cominciavano le procedure per staccare i supporti vitali. Di lì a pochi giorni il piccolo guerriero terminava la sua vita terrena. Oggi gli occhi sono puntati su Vincent Lambert, 42 anni, una vita normale fino ad un incidente che lo ha reso tetraplegico. È passato così dal gruppo dei normodotati a quello degli handicappati. Dal gruppo di quelli di una dignità di serie A a quelli di serie B, i peggiori, quelli ritenuti inutili. In nome di questo principio rivestito da tanto buonismo e nonostante i ricorsi giudiziari presentati dai genitori, i medici hanno dunque applicato, ieri mattina, la decisione del Consiglio di Stato di interrompere le cure all’uomo in stato vegetativo cronico dopo un incidente stradale subito nel 2008 che gli ha provocato danni cerebrali “irreversibili” secondo gli esperti. È stata dunque interrotta ogni forma di alimentazione ed idratazione.

La moglie di Lambert, suo nipote e sei fratelli hanno accettato la decisione dei medici. Mentre i genitori, cattolici, si sono opposti con tutte le forze e nella giornata di domenica hanno partecipato ad un corteo con circa 200 persone davanti all’ospedale dove è ricoverato il figlio, chiedendo che resti in vita. 

In un video che sta circolando sui social in queste ore, vediamo in faccia un uomo che molto probabilmente ha capito la situazione e piange mentre i genitori straziati da tanto dolore gli ripetono che non lo abbandoneranno, che “andrà tutto bene”, “noi siamo qua!”.

Lambert non è un malato terminale e non è in fin di vita! È un uomo portatore di un pesante handicap, come lo sono quasi 2mila pazienti che versano in condizioni molto simili, solo in Francia. Poiché secondo alcuni medici non ci sono possibilità di miglioramento si decide che la soluzione sia la soppressione del paziente. La sua vita è decretata inutile, un peso per tutti, una cosa che non si può aggiustare non serve. Certo non fa una piega questo modo di pensare. Una vera conquista di civiltà! Fino a che non ci sei tu in quel letto di ospedale e magari non sono i tuoi genitori e chiedere disperatamente che ti lascino in vita e sia permesso loro di prendersi cura di te.

Vorrei dare voce a chi si trova in queste condizioni. Far parlare i loro familiari. Per molti anni nella mia parrocchia, abbiamo tutti seguito con apprensione il caso di una bambina Lucia, uscita di casa per andare a comprare un regalo per l’onomastico della sua mamma e tornata completamente handicappata dopo essere stata investita da un’auto in corsa. Lucia in tutto e per tutto dipendeva dagli altri. Per molti anni dopo quel tragico incidente la mamma si è presa cura di lei con una tenerezza e una dolcezza indicibile. La sua morte, sopraggiunta dopo complicazioni naturali, è stata una grande perdita per tutta la comunità. Lucia dal suo letto e la mamma con la sua dolcezza, ci ricordavano che l’amore cambia lo sguardo sulla vita e quella bambina è stata un dono prezioso.     

Ad avvalorare la tesi che nel caso di Vincent siamo di fronte ad una vera e propria strategia eutanasia è anche il negato trasferimento in un centro specializzato contro il parere di professori di medicina e bioetica. Una settimana fa anche l’Onu aveva invitato tramite il Comitato internazionale sui diritti delle persone con disabilità, ad evitare azioni irreversibili durante il periodo necessario allo studio del caso presso l’organismo basato a Ginevra. Il professor Xavier Ducrocq, primario di neurologia in Lorena rivolgendo all’esecutivo e alla ministra della Sanità, Agnès Buzyn aveva chiesto: «Perché tanto accanimento nel mantenere la sua carcerazione e nel rifiutare il suo trasferimento? È dunque in quanto handicappato, e unicamente perché handicappato, che Vincent Lambert morirà. Sì, signora ministra». In un altro ardente appello frontale, anche 93 noti giuristi avevano denunciato che «questa decisione è la più disumana che si possa prendere».

Anche Mons. Eric de Moulins-Beaufort e Mons. Bruno Feillet, arcivescovo e vescovo ausiliare di Reims, avevano sottolineato lo «stupore» legittimo che desta il mancato trasferimento di Vincent in un centro specializzato, invitando a «pregare affinché la nostra società francese non imbocchi la strada dell’eutanasia». In proposito, si è espresso lungamente pure Xavier Malle, vescovo di Gap, osservando come sia «triste constatare che il signor Vincent Lambert è strumentalizzato, in particolare dai promotori dell’eutanasia».

Mentre scrivo penso anche a Giuseppe, a letto da più di dieci anni in seguito ad un ictus. Assistito costantemente dalla moglie Carmela e dalle sue tre figlie. «Prima pensavo che fosse meglio morire che vivere così – disse la figlia Michela qualche tempo fa – l’esperienza che stiamo vivendo mi dice che quella di mio padre è una vita perfetta così come è. Mancano le parole e i movimenti, ma il suo cuore e la sua testa sono sempre gli stessi». E anche oggi che Carmela da alcuni mesi è stata colpita da una brutta malattia in quella casa si respira dignità, innanzitutto per la vita, anche quando è fragile e vulnerabile.

L’amore è capace di redimere qualsiasi dolore. La tenerezza con cui si accudisce un malato fa fiorire la speranza. Certo, è da stupidi non considerare le difficoltà e la fatica di stare accanto a persone con un grave handicap come Lucia o Giuseppe o Vincent ma la loro vita è resa degna non dall’efficacia, dall’intelligenza, dagli obiettivi che raggiungi ma dagli occhi dell’amore che sanno guardare oltre e attraverso l’handicap. Quello che oggi purtroppo non vogliamo fare più.

Questa mattina la Francia si risveglia con una vittoria della civiltà dell’amore sulla morte. La mano del boia è stata fermata per ora ma la battaglia per cambiare il cuore dell’uomo è ancora in atto.  

 




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