Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

24 maggio 2019

24 Maggio 2019

Amici che obbediscono

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,12-17)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Il commento

Siete miei amici, se fate ciò che io vi comando» (15,14). Le parole che Gesù consegna ai discepoli non sono di immediata comprensione. L’amicizia fa pensare ad un legame segnato dalla reciprocità e dalla condivisione. Ma subito dopo Gesù spiega che l’amicizia che egli chiede si manifesta e si misura con l’obbedienza più radicale. Gesù non chiede di interpretare ma di fare [poiéō], cioè di mettere in pratica ciò egli chiede. A dire il vero, questa mi sembra l’immagine del servo chiamato a fare esattamente ciò che gli viene comandato. Possiamo dunque domandarci: siamo servi o amici? Il dilemma può essere superato se usiamo un’altra categoria: siamo anzitutto discepoli che ascoltano con umiltà e accolgono la parola del Maestro non come una proposta o una possibilità ma come un comando. Siamo liberi di rifiutare quella Parola ma non abbiamo il diritto di metterla in discussione, non possiamo pretendere di cambiarla o di sminuire il suo valore. Non possiamo misurare la Parola di Gesù – eco di quella divina – con i nostri gusti o secondo i criteri mondani. Non possiamo giudicare secondo l’arbitrio del cuore. Siamo amici nella misura accogliamo quelle parole misteriose che Gesù ha ricevuto dal Padre: “vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi” (15,15). Donandoci le parole del Padre, Gesù non solo ci rende suoi amici ma ci rende partecipi della sua comunione di amore con il Padre. Diventiamo così figli dell’unico Padre. Non siamo più servi ma amici. E tuttavia, saremo amici solo se conserveremo quell’obbedienza che è propria del servo; e se ascolteremo Gesù non come un qualsiasi maestro, al quale è dovuto rispetto, ma come il Signore che parla con autorità. Una parola suggestiva ma difficile da mettere in pratica perché contrasta con l’istinto della carne che non vuole sottomettersi a nessuna autorità e pretende di giudicare tutto secondo la propria sensibilità. Oggi chiediamo la grazia di essere umili discepoli per imparare a camminare nella via dell’amore.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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