Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

4 giugno 2019

4 Giugno 2019

La misura della vita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,1-11a)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

Il commento

Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse…” (17,1). Gesù ha consegnato ai discepoli le parole decisive, quelle che svelano il mistero di Dio e mostrano con chiarezza la via che conduce a Lui. L’ultima parola è una preghiera. L’evangelista offre un’immagine suggestiva: non appena ebbe terminato di parlare, Gesù volge lo sguardo verso l’alto e consegna al Padre una preghiera che, a buon diritto, possiamo considerare la premessa della sua eterna intercessione e la cornice di quella preghiera che ogni giorno la Chiesa presenta al Padre. Anche se non vengono nominati, abbiamo l’impressione che i discepoli sono ancora lì, mentre Gesù si distacca interiormente da loro e s’immerge nel mistero orante. Guardano stupiti il Maestro che sembra staccarsi dalla realtà per entrare in un mondo misterioso. La preghiera inizia con un gesto che non dobbiamo trascurare: “alzati gli occhi al cielo”. Nella sua estrema semplicità, questo gesto presenta la preghiera come un viaggio che ci conduce oltre noi stessi e ricorda qual è la meta ultima del nostro andare. La preghiera manifesta che l’uomo si trova tra Cielo e terra: da una parte misura la distanza tra questi due poli apparentemente così lontani e oppositivi; e dall’altra desidera annullare ogni distanza e in qualche modo ci riesce, anche se in misura limitata e temporanea. Gesù è il Figlio che viene da Dio e a Dio ritorna, come ha più volte ricordato ai discepoli (Gv 16,28). La vicenda terrena di Gesù può riassumersi in un viaggio che indica l’origine da cui scaturisce ogni cosa e la meta ultima in cui tutto troverà compimento. La preghiera c’immerge in questo grande mistero, ci fa sentire parte di una storia che abbraccia i secoli e c’immerge nell’eternità di Dio. L’autentica preghiera dà le vertigini. Non ci permette di misurare la distanza dalla meta ma accende il fuoco di Dio, alimenta il desiderio vivissimo di poterlo un giorno incontrare “faccia a faccia” (1Cor 13,12). Oggi chiediamo la grazia di fare di questo desiderio la misura della vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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