Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

8 giugno 2019

8 Giugno 2019

I verbi della fede

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,20-25)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Il commento

Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava” (21,20). Nell’ultima pagina troviamo tre verbi che attraversano tutta la trama narrativa del Quarto Vangelo: seguire, rimanere, testimoniare. Come un sigillo. Questa scena conclusiva richiama quella iniziale (Gv 1, 35-42) e le pagine più significative di Giovanni. Passiamo dunque in rassegna i tre verbi. “Tu seguimi” (21,22): è la scelta fondamentale, quella che definisce la nostra identità: essere discepoli non significa soltanto ascoltare e accogliere una dottrina ma comporta l’impegno a camminare fedelmente sulle orme del Maestro. Il discepolo è come incollato al Maestro, anima e corpo. “Se voglio che egli rimanga…” (21,22): rimanere non significa soltanto stare con ma entrare in un rapporto più intimo fino a condividere la vita stessa di Colui che riconosciamo come il Signore. “Questi è il discepolo che testimonia queste cose” (21,24): testimoniare vuol dire proclamare pubblicamente e ad alta voce che solo Gesù può donare quella pienezza che l’uomo desidera. La testimonianza non passa solo attraverso le parole, siamo chiamati a manifestare la fede mediante gesti concreti, scelte che confermano in modo inequivocabile quello che diciamo con le labbra. Solo in questo modo la nostra testimonianza apparirà vera, cioè autentica e credibile. “Se non siamo pronti a morire per Lui, scrive sant’Ignazio di Antiochia, la sua vita non è in noi”. Se davvero siamo convinti che solo Gesù può riempire di vita i nostri giorni, non abbiamo paura di consumare tempo ed energie per far risplendere il Vangelo. Non abbiamo paura di dare la nostra stessa vita, come hanno fatto tanti santi che hanno reso bella la Chiesa.

Questa parola ci viene consegnata nell’ultimo giorno del tempo pasquale, alla vigilia della Pentecoste. Insieme a Maria, la Madre di Gesù, oggi ritroviamoci in preghiera per chiedere la grazia di imparare a coniugare i verbi della fede e fare della nostra vita un segno di quella luce che accompagna il cammino dell’umanità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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