13 giugno 2019

13 Giugno 2019

Una storia possibile

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Il commento

Se tu presenti la tua offerta all’altare e ti ricordi che tuo fratello…” (5,24). Il compimento che Gesù vuole donare all’umanità (5,17) passa attraverso la comunione fraterna. È questa la prima provocazione dell’esperienza di fede. Il Vangelo non presenta la comunione coma una scelta possibile ma come un passaggio obbligato. Questo legame non è il frutto della simpatia istintiva o dell’affinità caratteriale; né s’identifica con quella doverosa collaborazione che dobbiamo coltivare quando ci ritroviamo a realizzare una comune attività. La comunione di cui parla il Vangelo è quella che avviene tra fratelli, cioè tra persone che riconoscono di essere figli dello stesso Padre. L’insistenza del vocabolo fratello in questo brano non è casuale ma intenzionale, ricorda che la comunione che siamo chiamati a vivere nella Chiesa è di natura teologica, nasce dalla coscienza di avere una medesima origine. È bello scoprire di avere gli stessi gusti e la stessa sensibilità. Ma la comunione ecclesiale ha un’altra motivazione e un’altra radice.

La Chiesa non è un’azienda o una qualsiasi associazione; e neppure un’équipe pastorale. Non possiamo ridurre la comunione a quella necessaria intesa che dobbiamo trovare in vista di un comune progetto. Dal punto di vista umano, la Chiesa è una comunità organizzata; ma nella sua sostanza è la comunità che nasce da Dio e vive in Dio. Per questo possiamo e dobbiamo fare della Chiesa la famiglia di Dio, lo spazio umano in cui la paternità divina si manifesta attraverso una reale fraternità che tocca tutta la vita. Se tutto questo oggi appare un’utopia, è una colpa grave che dobbiamo attribuire alla nostra poca fede. In una storia segnata da conflitti, che spesso inquinano anche la vita domestica, Gesù invita i suoi discepoli ad essere testimoni di quella carità che si traduce nella ricerca ostinata dell’unità. Oggi preghiamo per quanti hanno scelto la vita religiosa, uomini e donne, perché sappiano essere frati e suore, cioè fratelli e sorelle. E dare così testimonianza che la comunione non è un ideale irraggiungibile ma una storia che la fede rende possibile.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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