26 luglio 2019

26 Luglio 2019

La lettera di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,18-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Il commento

Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore” (13,18). Le parabole non sono comprensibili senza la spiegazione di Gesù. Il Maestro rivela ai discepoli quella verità che altrimenti rischia di rimanere nascosta o di non essere compresa in tutto il suo significato. Questa catechesi avviene in privato, in uno spazio appartato, lontani dalla folla. Questo dettaglio contiene una salutare provocazione: se vogliamo comprendere la Parola dobbiamo rimanere soli con Gesù, solo nell’incontro personale tutto s’illumina. È questa la premessa per diventare terreno buono. Sant’Ambrogio ammonisce: “Per certo quella luce vera splende a tutti. Ma se uno avrà chiuso le finestre, si priverà da se stesso della luce eterna”. Le parabole contengono una parola tutta da decifrare. La verità va cercata ma la trova più facilmente chi si mette ai piedi di Gesù e si lascia istruire da Lui. È necessario porsi interiormente in ascolto. Una lettura frettolosa non permette di accogliere la Parola in modo consapevole e di scoprire la verità che Dio vuole donarci. L’ascolto non ci chiude nella prigione dei pensieri o delle conoscenze già acquisite. Tante volte conferma quello che abbiamo ricevuto; altre volte ci fa scoprire sentieri inediti e dona il coraggio di accettare sfide nuove.

La parabola si conclude con l’immagine del terreno buono, presentato come “colui che ascolta la Parola e la comprende” (18,23). Non possiamo accontentarci di ascoltare, abbiamo il dovere di comprendere ciò che il Signore vuole dirci mediante la Parola. Non basta ascoltare, occorre meditare. San Gregorio Magno sollecita un suo amico, medico dell’imperatore, con queste parole: “Che cos’è la Sacra Scrittura se non una lettera di Dio alla sua creatura? […] L’imperatore del cielo, il Signore degli uomini e degli angeli, ti ha mandato sue lettere che riguardano la tua vita e tuttavia, o glorioso figlio, non mostri alcuna impazienza di leggere queste lettere! Mettiti con impegno, ti prego, e trova il modo di meditare ogni giorno le parole del tuo Creatore. Impara a scoprire il cuore di Dio nelle parole di Dio”.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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