13 settembre 2019

13 Settembre 2019

La trave e la pagliuzza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Il commento

Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (6,42). La parabola della pagliuzza pone l’accento sui legami fraterni. Contrariamente a una prima e più diffusa lettura, il Vangelo non rifiuta la correzione fraterna ma chiede di esercitarla con rettitudine. Premessa necessaria: questa pagina non parla dei rapporti con il prossimo ma di quella particolare relazione che dobbiamo instaurare con i fratelli nella fede con i quali condividiamo la stessa storia. La correzione fa parte di quel reciproco sostegno materiale e spirituale che ciascuno ha il dovere di donare all’altro. Quando vediamo un fratello sbagliare abbiamo il dovere di ammonirlo. E tuttavia, sapendo che questo è un terreno scivoloso perché le buone intenzioni sono spesso inquinate dall’orgoglio, il Signore pone alcune condizioni preliminari. 1) Parlando di pagliuzze chiede anzitutto di non amplificare i difetti altrui. Possiamo anche aggiungere che suggerisce di giustificarli, imparare ad accogliere l’altro con i suoi difetti. 2) Sapendo che abbiamo la tendenza a sminuire le nostre mancanze, chiede di avere sempre davanti agli occhi la nostra personale debolezza. Questo atteggiamento ci rende più compassionevole nei confronti degli altri, eviterà quei giudizi severi e ci farà dire parole condite di carità. 3) Ricordando che siamo tutti ciechi (6, 39-40), invita a lasciarci guidare dall’Unico Maestro per dire ai fratelli una parola che li aiuti a camminare nella verità. 4) C’è un’ultima condizione ed è quella oggettivamente più difficile, per questo Gesù la esprime nella forma di un comando che non ammette discussione: “Togli prima la trave dal tuo occhio” (6,42). Solo chi s’impegna seriamente a fare un cammino di conversione, potrà aiutare il fratello a comprendere i suoi limiti e a correggersi. In questo caso, la sua stessa vita, diventerà un annuncio della verità del Vangelo, quello più efficace. Il rivoluzionario è colui che vuol cambiare tutto e tutti ma non se stesso. Al contrario, il cristiano è colui che vuol cambiare tutto a partire da se stesso. È questo lo stile che oggi chiediamo di imparare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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