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MARZO 2020

Comunione spirituale

Le nostre Messe dalle chiese domestiche…

Pubblicato da adpfp1 il


di Giovanna Abbagnara


La scelta di sospendere tutte le Celebrazioni può e deve trasformarsi in un tempo in cui recuperare la centralità dell’Eucaristia nella nostra vita. Attenti a non dare al principe delle tenebre lo spazio per affondare la sua bandiera nella nostra vita.

I desideri diventano ricordi. Luci. Domenica 8 marzo, Celebrazione Eucaristica nella Cappella Santi Luigi e Zelia Martin. Il cuore è arrivato carico di tutte le preoccupazioni e i timori che sono diventati il nostro comune denominatore. Nessuno esente. Anche i bambini ti guardano con quegli occhioni spalancati pronti a cogliere in te quell’attimo di debolezza che non ti puoi permettere. Loro osservano e puoi fare mille sorrisi finti, coglieranno solo quell’attimo di incertezza che ti concedi perché l’unica cosa che desideri è proteggere loro da tutto il male del mondo.

L’aria è tesa, quell’adunanza al banchetto della vita ha un sapore diverso. Si cerca di mantenere le distanze, le finestre sono spalancate nonostante il freddo. Prima della Messa ho lavato le mie mani decine di volte. Per chi come me non riceve mai Gesù nei suoi palmi indegni, è difficile pensare di doverlo accogliere così miseramente. La Parola è un appiglio di speranza. Ci aggrappiamo certi che il Signore ascolterà i nostri gemiti. Usciamo dalla Cappella. Sorrisi, sguardi da lontano. Niente abbracci. Niente strette di mano. Per ora è tutto rimandato. L’indomani mattina arriva la notizia che era già nell’aria. Sospensione di tutte le Celebrazioni, feriali e festive fino al 3 aprile. Le gambe cominciano a tremarmi. È la stessa sensazione che provavo quando ero bambina e mio padre partiva per un viaggio di lavoro. La sola notizia mi faceva vacillare in un senso di abbandono. Pur sapendo che sarebbe tornato, avvertivo quella mancanza come un addio.

Per me che da anni ogni giorno mi reco indegnamente presso l’altare del Signore per ricevere il Pane della Vita, è stato come se davanti a me improvvisamente si fosse aperta una grande voragine. Io restavo lì in bilico a dibattere con la mia anima e le dicevo: “Come farai senza il tuo Sposo? Come affronterai i giorni della sua assenza? Come resisterai senza il suo abbraccio”. Il lunedì a lavoro, seduta al mio solito posto di combattimento come ogni giorno sentivo il cuore gonfio di amarezza. All’ora prestabilita di ogni giorno feriale, mi metto in auto e raggiungo la parrocchia. Il cancello di ferro è chiuso ma le porte dentro sono spalancate e gli altoparlanti sono accesi. Comincia così la mia prima Messa da clandestina. Io in macchina, il mio parroco dentro che celebrava per la sua comunità. Le lacrime scendevano giù a fiotti. Non riuscivo ad arrestarle. Poi mi sono arresa. Ci sono momenti in cui è giusto anche piangere.

L’indomani mattina presto mi sono alzata. Bisognava riorganizzare la mia vita intorno a questa emergenza. La Parola arrivava in mio aiuto: “E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno»” (Mt 9,15). I giorni sono arrivati e il Maestro mi ha già lasciato la sua prescrizione. “Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno] (Mt 17,21). Preghiera e digiuno. Mi alzo dal letto, tutti dormono ancora, sento il loro respiro calmo e cadenzato. Scivolo via in salotto. Mi metto in preghiera per la recita delle Lodi. Medito la Parola del giorno. Il digiuno è sacrosanto. Le 7 fanno presto ad arrivare. Accendo la Tv, c’è la Santa Messa presieduta da Papa Francesco dalla Casa Santa Marta. Come un padre ha pensato subito come essere vicino alla sua gente. Partecipo così all’Eucaristia come se fossi in chiesa. Mi alzo, rispondo, mi siedo, mi inginocchio. Al momento della distribuzione del Pane del cielo, faccio la Comunione spirituale. Chiedo all’Amato dell’anima mia di venire a visitarmi. La benedizione e comincia un nuovo giorno.

È tutto da reinventare. Tutto da riorganizzare. Voglio vivere questo tempo come un fidanzamento, quando l’attesa della persona che ami diventa carica di desideri e di progetti. Non so dire se questa scelta di togliere il Pane della vita sia stata giusta o sbagliata. So però che non deve allontanarci da Gesù. Non possiamo ora lasciare campo libero al re delle tenebre. Mi commuovo quando sui social vedo tanti amici sacerdoti celebrare da soli in diretta per i fedeli delle loro parrocchie. Vedo una fede che brucia sotto la cenere, sento risvegliarsi l’amore per Colui che per noi è il Pane della Vita. Spero che intanto si possa trovare il modo per distribuire il Pane Eucaristico almeno la domenica. È il giorno del Signore e senza di Lui non possiamo proprio vivere.

(Foto: Agnes Kantaruk / Shutterstock.com)

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