Paura della scuola?
di Gabriele Alfano
I dubbi della mamma e i consigli dell’esperto.
L’inizio della scuola segna un periodo relativamente breve di rifiuto. Nella stragrande maggioranza dei casi i problemi vengono superati perché la scuola è sempre ricca di attrattiva per i bambini. Essa è, comunque, luogo di esplorazione e scoperta di ambienti fisici nuovi, di relazioni nuove perché, per la prima volta, le relazioni sono di tipo sociale. Le sfide, infine, poste dalla scuola sono per i bambini una occasione attraente per misurarsi e scoprirsi capaci e “vincenti”. Tutto ciò coinvolge il bambino e lo aiuta a superare il primo critico impatto. In taluni rari casi, però, questo rifiuto può perdurare fino a scoraggiare i genitori. Dietro il rifiuto a volte può nascondersi una vera e propria fobia (fobia sociale), ma più spesso il rifiuto è dovuto a ragioni molto meno gravi (i luoghi e le persone sono sconosciute) o ad interessi concorrenti (desiderio di rimanere nell’ambiente domestico, evitare il lavoro scolastico etc.).
Nel primo caso (fobia sociale) è opportuno mantenere, comunque, un atteggiamento di incoraggiamento verso il bambino, ma se il rifiuto è accompagnato da ansia marcata per almeno sei mesi è opportuno condurre il bambino ad uno psicoterapeuta. La fobia sociale è una marcata paura dei rapporti sociali e il soggetto fobico manifesta diversi comportamenti che si possono ricondurre all’evitamento della situazione temuta. Le cause della fobia sociale possono essere molto profonde e complesse e per questo è consigliabile l’intervento dello specialista, ma solo dopo il periodo di sei mesi suddetto.
Optare per la psicoterapia anticipatamente e, soprattutto, manifestarlo al bambino come scelta dolorosa, ma inevitabile può incentivare in lui i comportamenti di evitamento e produrre un disturbo là dove non c’era. Nei casi meno gravi, infatti, è sempre consigliabile per i genitori impedire il prolungamento di tali comportamenti evitanti. Spesso, comunque, è sufficiente pazientare qualche giorno, ma sempre incoraggiando il bambino a esplorare il nuovo ambiente e le nuove persone da mostrare sempre come opportunità e mai come minacce, seppur ridotte. Molte volte le paure dei genitori trovano in questa prima uscita di casa gli oggetti e i contesti in cui prendere forme concrete.
Così un genitore troppo sensibile alle violazioni fisiche (uno spintone per esempio) all’inizio della scuola materna, finalmente, individua nei compagni di sezione i potenziali violatori del proprio bambino e, nel metterlo in guardia, gli procura un inatteso allarme che magari si va a sommare ad altri allarmi fino a indurre il bambino a mettere in atto un qualche comportamento di evitamento.
Il compito dei genitori non è di sottrarre i figli alle minacce oggettive che il mondo porta, ma di insegnargli a riconoscerle correttamente e ad affrontarle efficacemente. Allora i genitori faranno bene ad insegnare ai figli che la scuola è una opportunità di crescita ed una risorsa per l’individuo mentre gli spiegano quali comportamenti sono accettabili o meno dagli altri e da sé stessi.
Nel fare questo i genitori si preoccupino soprattutto di mettersi in ascolto dei propri figli e di rendere sempre agevole a loro la strada che conduce alle orecchie e al cuore dei genitori stessi. Mentre insegniamo ai nostri figli a riconoscere le minacce e le opportunità, dobbiamo stare attenti agli equivoci e alle reticenze. A volte indirettamente insegniamo ai nostri figli che proprio non reagiamo bene di fronte a certe cose e, allora, quando i bambini pensano che quelle certe cose sono capitate proprio a loro, evitano di parlarne ai genitori.
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