Scoprirsi madre

di Francesca Malatacca

L’evento della gravidanza e la trasformazione della donna in madre ha affascinato l’umanità dall’antichità al presente. Tuttavia, solo dal secolo scorso i professionisti della salute mentale hanno apportato i loro contributi alla comprensione degli aspetti psicologici della gravidanza e della fase psicosociale che la donna attraversa durante il viaggio verso la maternità.

Il movimento psicoanalitico è stato tra i primi a prendere in considerazione il significato, a livello psicologico, della gravidanza. Freud dava significato al desiderio femminile di gravidanza adattando il proprio concetto di conflitto edipico alle donne.
Benedek (1970) invece, vedeva la gravidanza come una spinta biologica di base della donna, non come una funzione sostitutiva.
Tali idee sono state sviluppate, da Autori che hanno considerato il desiderio di maternità non solo su una spinta di tipo biologico, ma anche su un’identificazione essenzialmente femminile. Infatti molti psicologi hanno rilevato estrema ricchezza nei temi d’identificazione della donna con la propria madre. Si può vedere come le bambine si preparino alla maternità assumendo il ruolo di madri nel gioco.
Negli anni 50 Greta Bibring ha sviluppato uno studio longitudinale sulle donne in gravidanza e il risultato ha portato l’Autrice a postulare che la gravidanza, come la pubertà e la menopausa, è un periodo di crisi che coinvolge cambiamenti psicologi e somatici.
Molti autori considerano l’inizio delle fasi psicologiche della gravidanza a partire dal concepimento. Una volta che il concepimento è stato condotto a termine esistono tre fasi psicologiche attraverso le quali passa la maggior parte delle donne in gravidanza. Questi stadi corrispondono ai 3 trimestri della gravidanza, e sembrano scatenate da varie influenze di tipo psicologico (“rappresentazioni” interne), biologico e culturale.
Il primo stadio della gravidanza inizia quando la donna si rende conto di essere in cinta e termina nel momento in cui fa esperienza dei movimenti fetali. In questo stadio sono presenti sentimenti di ambivalenza nei confronti della gravidanza, inoltre, in una gravidanza desiderata l’obiettivo è l’accettazione della stessa.
La paura predominante espressa dalle donne nel 1° Trimestre di gravidanza è la paura dell’aborto. Un’ altra caratteristica di questa fase è l’ossessione circa “il segreto”: molte donne continuano a tenere segreta la gravidanza fino al 2° Trimestre.
La seconda fase psicologica della gravidanza si pensava che iniziasse con i movimenti fetali ma con l’avvento dell’ecografia la progressione verso questa fase è accelerata. Il compito più importante della donna è l’affiliazione emozionale, l’attaccamento al feto, riconoscere il feto come un individuo separato contenuto al suo interno. In questo periodo diventa evidente l’attitudine materna o il desiderio di nutrire e allevare il bambino. In studi recenti sono stati esaminati i correlati ormonali dell’attaccamento materno e hanno scoperto che l’attaccamento al feto aumenta in modo significativo tra il 1° e il 2° Trimestre ( Fleming et all.,1977 ). I fattori ormonali possono contribuire all’attaccamento nella fase precoce del post-partum.
Idealmente la donna che aspetta un figlio scopre   i conflitti non risolti con la propria madre e questi sono fonte di stress con il partner e sono predittivi di cattivo adattamento alla madre.
La fase dei movimenti fetali porta sollievo perché rassicura circa la presenza all’interno di un essere vitale e porta ad un senso di appagamento. Intorno a questo periodo, la donna prova anche sentimenti di rancore nei confronti del feto: perché viene trattata come una gravidanza e non come una persona.
Il terzo e ultimo stadio della gravidanza inizia nel momento in cui i disagi fisici predominano e la madre ha la sensazione di vitalità del proprio bambino. Durante questa fase l’attaccamento materno-fetale raggiunge il massimo grado e si dovrebbe manifestare il “comportamento del nido”, ossia la preparazione all’arrivo del bambino ad esempio preparazione della stanza e la scelta del nome. L’assenza di ciò indica un cattivo adattamento alla gravidanza e la donna focalizza la sua attenzione su preoccupazioni che riguardono il parto. Durante la fase finale l’aspetto fisico diventa una preoccupazione crescente, infatti, la sensazione di sentirsi meno attraente, aumenta in intensità durante il corso della gravidanza e raggiunge l’apice nel post-partum. Le paure tendono a raggrupparsi intorno a numerose tematiche: la salute del bambino, il dolore e la perdita di controllo durante il parto. Il parto è il culmine estremo di tutta la preparazione fisica e psicologica della madre e del padre:  i due diventano tre e il corso della loro vita prende una nuova direzione.
L’affascinante viaggio della gravidanza ha molte tappe e la scelta di queste dipende dai viaggiatori.




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