Una liturgia per l’attesa

di Lidia Lanzione

Anche la gravidanza è temo di grazia ed è bene prepararsi spiritualmente come famiglia all’evento della nascita.

Il coinvolgimento è profondo, le emozioni sono intense è il tempo dell’attesa. La gravidanza è un periodo del tutto speciale. Ansie e apprensioni si mescolano a sogni e tenerezze. Il senso del mistero che si accompagna a quello che sta avvenendo dentro di noi ci fa vivere a volte sensazioni per certi versi sconosciute, ci sentiamo forti e fragili insieme, invincibili e bisognose di rassicurazione nello stesso tempo. Quante domande affollano la nostra mente, quanti desideri e aspettative, la preghiera si intensifica insieme a quelle forme così belle che si arrotondano. E’ un cammino emozionante ma non sempre facile, durante il quale è importante informarsi, prestarsi cura e attenzione, ma anche lasciarsi andare al mistero del senso dell’attesa e della vita.

L’attesa però non riguarda solamente la mamma, ma è un evento che interpella entrambi i coniugi. Il papà, a poco a poco, è sempre più coinvolto con la sua sensibilità e la sua presenza. Il concepimento è il segno della comunione coniugale, il sigillo di una storia in cui tutto è stato messo in comune, il figlio è il frutto dell’amore e il pegno della promessa, è l’espressione della coniugalità e l’inizio della genitorialità. Nel tempo della gestazione i genitori rileggono la propria storia umana. Quel figlio, frutto del loro amore, chiede loro di essere ancora più figli e ancora più sposi. Solo a queste condizioni il loro amore diventerà una culla capace di accogliere il bambino che sta per nascere.

E’ necessario e utile accompagnare i genitori a vivere in pienezza questo mistero attraverso il quale ogni volta si manifesta il desiderio di Dio di rinnovare la storia.

I genitori sono chiamati a incamminarsi nella strada “del dono di sè” e nella misura in cui maturano l’intima certezza di essere figli di Dio, sapranno vivere con serenità il difficile compito educativo.

Il Direttorio di pastorale familiare (1993) parlando della preparazione alla liturgia battesimale fa un’interessante osservazione: “La stessa preparazione [al battesimo, ndr] cominci possibilmente già durante l’attesa del figlio, perché in un momento così singolare e significativo i genitori siano aiutati a vivere la maternità e la paternità come coronamento della loro risposta di amore e ad accogliere nella fede il dono che Dio sta affidando alla loro responsabilità” (n. 105).

Accanto agli incontri personali e comunitari è possibile prevedere una celebrazione liturgica, da vivere nella chiesa domestica, aperta ai parenti, agli amici e a quanti condividono l’esperienza di fede. Questa esperienza aiuta i genitori a prendere piena coscienza del mistero che accade in loro. In ogni creatura si rinnova il farsi di Dio nel grembo di Maria. Se con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è in qualche modo unito ad ogni uomo – così leggiamo nella Gaudium et spes (n. 22) – possiamo affermare che ogni volta che un bimbo nasce è sempre Lui che viene al mondo. In ciascuno essere umano c’è il suo volto e c’è il suo stesso desiderio di rinnovare la storia. Si realizza così la sua promessa: “Chi accoglie un bambino, accoglie me” (Matteo 18, 5). È Dio stesso che entra nella storia ogni volta che inizia l’umana avventura di un bambino. Come accostarsi a questo mistero se non attraverso la Parola che gradualmente lo illumina?

La Fraternità di Emmaus, un movimento di spiritualità coniugale, ha elaborato una liturgia che può essere svolta nel tempo che intercorre tra il quarto e il sesto mese di gravidanza, quando la creatura, nascosta nel grembo, è ormai in grado di comunicare con i genitori attraverso i movimenti e le sensazioni. Questa liturgia invita i genitori a vivere il concepimento come un evento di grazia, un’esperienza che rinnova l’originaria benedizione di Dio. Gli sposi vengono aiutati a vivere il tempo dell’attesa con la consapevolezza di partecipare più intimamente alla storia di salvezza. È Dio il Creatore, è Lui che dona il soffio della vita, ma Egli chiama l’uomo e la donna a diventare suoi collaboratori, come ha scritto Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio“Egli li chiama ad una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di Creatore e di Padre, mediante la loro libera e responsabile cooperazione a trasmettere il dono della vita umana” (n. 28). Questa coscienza colma di gioia l’attesa degli sposi e rende ancora più bello il momento in cui avranno tra le braccia quella piccola creatura che Dio ha loro affidato.




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