Un secolo di impegno sociale
di Luca Memoli
Dal commemorare il passato al progettare il futuro: questo lo spirito che ha animato la 45a edizione della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.
Sono passati 100 anni da quando a Pistoia grazie all’iniziativa di Giuseppe Toniolo, presero il via le Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. L’evento che quest’anno ha avuto per tema «Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano» ha convogliato dal 18 al 21 ottobre 1000 delegati provenienti da tutta Italia, 65 vescovi, 32 relatori, intervenuti nelle 6 sessioni di lavoro, e 180 volontari coinvolti tra Pistoia e Pisa.
Quello del “bene comune” è un tema trattato più volte in occasione delle Settimane Sociali ma, come ha affermato Benedetto XVI nel suo saluto ai convegnisti, “mantiene intatta la sua attualità”.
È stato proprio il Papa a dare l’incipit alle 4 giornate di riflessione ribadendo l’importante e insostituibile ruolo dei laici come costruttori della società civile. Il messaggio di Benedetto XVI enumera alcune delle più attuali emergenze che l’Italia sta affrontando: in primis il rispetto della vita umana e l’attenzione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Valori che non dovrebbero interessare soltanto i cattolici ma che riguardano il bene comune dell’umanità tutta.
Gli interventi della prima sessione della Settimana Sociale hanno inoltre evidenziato quanto questo evento sia stato un importante momento di riflessione, di proposta e un insostituibile contributo allo sviluppo sociale e culturale del Paese. Il Papa nel concludere il suo saluto ai convegnisti accenna anche ai rapporti fra religione e politica, una delle questioni più dibattute e delicate di questo tempo. Benedetto XVI ha infatti ricordato che “la novità sostanziale portata da Gesù è che Egli ha aperto il cammino verso un mondo più umano e più libero, nel pieno rispetto della distinzione e dell’autonomia che esiste tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio. La Chiesa, dunque, se da una parte riconosce di non essere un agente politico, dall’altra non può esimersi dall’interessarsi del bene dell’intera comunità civile, in cui vive ed opera, e ad essa offre il suo peculiare contributo formando nelle classi politiche e imprenditoriali un genuino spirito di verità e di onestà, volto alla ricerca del bene comune e non del profitto personale”. Per il card. Angelo Bagnasco tutti i laici sono chiamati a impegnarsi nella società civile orientati dalla parola dei Pastori che sarà “chiara, ferma e rispettosa, protesa anzitutto a ribadire i principi non negoziabili”. Bagnasco è convinto a proposito del ruolo dei Pastori della Chiesa che “chi sta vicino alla gente – al contrario di quanti si muovono da posizioni preconcette – percepisce che esiste ed è forte l’attesa di una loro parola, dato che il delicato momento vissuto dal Paese rende ancora più forte l’esigenza di punti di riferimento autorevoli”. Andrea Ricciardi, storico e fondatore della Comunità di S. Egidio, nel suo intervento non esita ad affermare che la Chiesa ha vissuto e vive tuttora una sorta di emarginazione sociale dettata da una cultura laicista che la desidererebbe muta e interessata alle sole funzioni di culto.
Particolarmente interessante è stata la 5a sessione dell’evento dal titolo “Le prospettive della biopolitica”. La relazione di Francesco D’Agostino, Ordinario di Filosofia del Diritto all’Università degli Studi di Tor Vergata, ha abilmente delineato le insidie della biopolitica ovvero della gestione da parte del potere della vita biologica. D’Agostino non esita ad affermare che “tra biopolitica e famiglia è in atto una guerra epocale”. In altre parole ci mette in guardia dall’avanzata nel campo del diritto di alcune erronee convinzioni antropologiche. Basti pensare quanto abbia fatto breccia il “negare la differenza sessuale nel riconoscimento pubblico del matrimonio” o il “favorire pratiche di procreazione che separano coniugazione e procreazione, ad esempio ammettendo le donne sole alla fecondazione assistita o avallando pratiche di affitto dell’utero”.
Nella sessione conclusiva Savino Pezzotta ha detto che “la nostra ispirazione cristiana non è certo un limite, né un elemento da mettere tra parentesi per poter meglio interagire con gli altri, ma una risorsa quanto mai necessaria per il rinnovamento della politica e della qualità della vita civile nel nostro Paese”. Un invito che viene ribadito anche da Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa, che ha esortato i cattolici “a non rimanere spettatori inerti del volgere delle cose, ma attivi e responsabili partecipi alla costruzione di una società migliore, secondo gli insegnamenti di Giuseppe Toniolo e di quanti – nel corso di un secolo – si sono succeduti in queste assemblee e nella vita del Paese”.
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