Sentimenti fragili e identità mascherate

di Emanuela Pandolfi

Abbiamo intervistato per voi il professor Angelo Peluso, autore, insieme alla collega ginecologa Sara Mariorenzi, di un singolare lavoro editoriale che analizza le personalità fragili con criterio medico e psicologico acquisito negli anni trascorsi nei diversi ambienti ospedalieri in cui opera.

Dopo tanti lavori, uno già pubblicato in collaborazione con la dottoressa Mariorenzi, come arriva l’idea di questo libro?
Si parla tanto di modernità, di progresso tecnologico, di società civile e super evoluta, ma spesso non vengono denunciati i piccoli e grandi drammi della quotidianità, le solitudini interiori, le sofferenze nascoste abilmente, gli abusi di ogni genere, famiglie che si sfaldano, bambini incolpevoli che pagano per l’egoismo di genitori. È inevitabile che si strutturino sempre di più sentimenti fragili in ogni possibile relazione umana e anche nel vivere la realtà quotidiana. Allora abbiamo voluto tracciare un cammino ideale per la felicità, approfondendo le componenti biologiche influenti sul comportamento umano.

Chi sono le identità mascherate?
La conseguenza di un tale atteggiamento mentale (sopra menzionato) è che si struttura un’identità sempre più mascherata e confusa basata sull’apparire, sul manifestare pseudoemancipazioni, sulla continua finzione. È nostra convinzione, però, che la fragilità affettiva sia tale solo per la paura di manifestare l’amore più autentico verso se stesso e verso il prossimo. Siamo convinti che ogni persona abbia una sua identità segreta che non viene manifestata per non sentirsi fuori contesto proprio perché si costruiscono molte dipendenze dal giudizio altrui, spesso costruito ad arte dal consumismo esasperato e dai criteri di adeguatezza sociale propagati.

I comportamenti umani analizzati con attenta competenza biologica, medica e psicologica non rischiano di essere privati della purezza e dello stupore della semplicità?
Le diverse storie di vita – al di là degli aspetti grotteschi – nascondono tanta solitudine e tante paure a cominciare da quella di perdersi nei piccoli piaceri della quotidianità vissuta quasi come il pericolo principale da cui difendersi. A questo si aggiunge una de-sessualizzazione razionale di chi si è amato, diseducati dai miti esasperanti sul sesso proposti dai talk show televisivi e dai blog di internet. Toccare le emozioni delle persone richiede un impegno che talvolta va oltre le nostre stesse capacità professionali: ancora una volta emerge l’importanza di capire con il cuore, oltre che con la mente, i drammi interiori di chi ci confida il suo malessere. Avere una relazione intima significa per noi avere rispetto verso la sua storia di vita accettandola e sentendola propria, anche con tutte le possibili contraddizioni, ma con il desiderio di camminare sempre insieme.

Perché l’indagine parte da storie di vita apparentemente comiche?
Abbiamo deciso di raccontare nel libro 67 storie di pazienti (rivoltisi al nostro servizio ospedaliero) che possiamo definire apparentemente comiche per le diverse vicende accadute, ma che ci possono dare uno spaccato della realtà nascosta di tante famiglie. Sono state scelte quelle vicende umane che, nel proseguimento dell’attività clinica, hanno avuto un risvolto positivo per le coppie o per le persone coinvolte. Abbiamo preferito non raccontare quelle vicende umane che pur avendo elementi di grande comicità, si sono concluse con la separazione dei partners. I riflessi malinconici di molte storie di vita, possono essere letti nell’analisi presentata nei vari capitoli che riflettono le tante storie di solitudine mascherata dove la superficialità, la paura di guardarsi dentro e le continue illusioni d’amore hanno creato a catena vuoti affettivi nella coppia e spesso negli incolpevoli figli.




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