Profondo come il mare

di Emanuela Pandolfi

Un pezzo del suo cuore che ha preso la forma delle lettere, il colore dell’inchiostro e si è trasformato in libro. Nonostante i suoi 23 anni, Myriam Altamore ha qualcosa di speciale da raccontare.

Se dico disabilità e profondità del mare cosa mi rispondi?
Beh in un certo senso la disabilità ha molto a che fare con la profondità del mare. Noi del mare vediamo solo una parte: la superficie. Spesso ci appare scura, sporca, ci fa paura. Ma se chiediamo a chi fa le immersioni come è il mare al di sotto ci risponderà certamente che è qualcosa di meraviglioso! Ecco la disabilità se scoperta fino in fondo ci può davvero regalare qualcosa di bello.

Nonostante la tua giovane età è facile leggere tra le righe una vera compassione cristiana che come ha ricordato Benedetto XVI “non ha niente a che vedere col pietismo e l’assistenzialismo. Piuttosto è sinonimo di condivisione ed è animata dalla speranza”. Come ti sei avvicinata a questa parte del mondo?
Mi ci sono avvicinata per caso. Davvero non cercavo nulla. È solo capitato di incontrare un giorno la disabilità, fra quei muri del Cottolengo di Torino. Poi sono stata io a cercarla intenzionalmente invece!

Attraverso la tua esperienza è possibile entrare nelle vite di tanti tuoi amici disabili. Stavolta hai davveromesso a nudo te stessa e gli altri…
Di manuali sulla disabilità o di trattati medici sulle varie patologie ne troviamo tanti, ma sono cose scientifiche. Io volevo raccontare qualcosa d’altro. La disabilità è una questione che fa paura a molti. Io ho voluto cercare di far avvicinare quanti ne sanno poco attraverso le persone, i protagonisti che vivo- no questa condizione sulla loro pelle. Ho voluto appunto «mettere a nudo» vite che spesso sono vissute nell’ombra e che invece meriterebbero di essere scoperte. Spero di essere riuscita nel mio intento. Per loro è stata una grande occasione di poter essere ascoltati da qualcuno. Di potersi in un certo senso sfogare, aprire, liberare. E poi è stato uno scambio tra loro e me. Ognuno di noi ha portato a casa qualcosa in più.

Spesso ripeti che ci sono quelle occhiatacce dei normodotati che trafiggono i disabili quasi quanto una lancia scagliata… come ti rapporti rispetto al dolore che si vive in queste situazioni di disagio?
All’inizio mi dispiaceva molto per i miei amici disabili. Poi grazie sopratutto a chi ha uno spirito di vita sereno, come Antonio o Giada, ho capito che anche i miei amici potevano scagliare lance silenziose verso i normodotati. Ho imparato a non avere timore nel prendermi e prendere in giro. Ridere di se stessi fa parte della vita. Quindi noi al dolore rispondiamo spesso scherzando. E il disagio sparisce. Questo pero perché ci vogliamo bene e sappiamo di non essere soli a combattere. Poi le arrabbiature ci sono è ovvio. Ma anche chi è senza gambe può rispondere a tono. Basta mettersi in testa di essere alla pari.

“L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell’apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione” Legge 104/1992 art.12, comma 3. Questo accade nelle scuole italiane?
Dipende. Dipende da chi insegna. Spesso nelle scuole si arriva fin dove ci sono dei limiti e poi ci si ferma. Questo perché chi insegna spesso vede solo l’obiettivo da raggiungere senza tener conto di chi ha davanti. E sopratutto pensa di dover arrivare all’obiettivo in maniera tradizionale. Mi spiego meglio: la comunicazione per chi non sa mettersi nei panni dell’altro significa ovviamente saper parlare. Ma se siamo di fronte ad una persona con grave disabilità mentale questo non lo possiamo pretendere. Non significa che però non sia possibile comunica re. Nella disabilità ci sono mille e più modi per comunicare, basta ingegnarsi. E questa capacità di creare comunicazione spesso manca. Per ciò che riguarda le relazioni e la socializzazione anche qui dipende. Ho amici disabili fisici integrati benissimo a scuola, coi compagni e gli insegnanti. Ma se andiamo a guardare quelle scuole dove ci sono alunni con disabilità mentali questo non sempre avviene. Dovrebbe invece essere privilegiato come aspetto. Si cresce anche grazie allo scambio con gli altri. E vale per tutti.

Quali parole ti senti di dire ad un genitore che scopre di dover accogliere un figlio che non potrà correre o sentire o vedere o capire?
Risulta sempre difficile trovare una parola di conforto. Forse la cosa migliore è vivere giorno per giorno. La disabilità non impedisce di vivere, anzi arricchisce. Bisogna lasciarsi guidare. Non esiste un manuale di istruzioni. Si impara man mano. Che sia un figlio disabile o che esso sia normodotato.

Che progetti hai per i diritti dei tuoi amici disabili?
Per pretendere dei diritti bisogna anche adempiere i propri doveri. Anche quando si ha una disabilità. Io posso aiutarli, sostenerli, appoggiarli… ma devono essere loro a lottare e per lottare bisogna essere informati sulle leggi, sulle campagne a favore della disabilità, sulle regolamentazioni e su tante altre cose. Per me nulla cade dal cielo, anche quando si è disabili non si può ad esempio pretendere di avere a tutti i costi un lavoro se non si è efficaci nel farlo. Diciamo che voglio dare ai miei amici i giusti strumenti per poter pretendere dei diritti. E questo dovrebbero farlo le famiglie, la scuola, gli educatori, la società stessa.

E per te stessa che progetti hai?
Sono all’ultimo anno di università, nella laurea di scienze dell’educazione. Tra ormai meno di un anno dovrei laurearmi. Poi penso che cercherò un lavoro. Come educatrice per disabili. Con un grande obiettivo: che qualsiasi persona io mi trovi davanti come utente ci sia sempre uno scambio e un grande rispetto e mai una situazione di superiorità rispetto ad essa. Non è sempre facile. Poi credo che continuerò a scrivere. Magari scovando qualche altra storiella.




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.