The Brave

di Simona Parigi

Regia: Brenda Chapman, Mark Andrews, Anno: 2012

Settembre, anche in Italia, è arrivato The Brave (il titolo in italiano è Ribelle-The Brave), ultima fatica della Pixar.

La parola fatica in questo caso è particolarmente appropriata perché, per la realizzazione di questo lungometraggio, la casa di produzione ha avuto bisogno di ben sei anni: infatti il risultato è quanto meno stupefacente per l’attenzione e la precisione con cui sono stati realizzati anche i minimi particolari. Basta dare un occhiata alla scompigliata e arruffata chioma della protagonista Merida, per rendersi conto del lavoro realizzato e della precisione dei dettagli.

Ambientato in una Scozia mirabilmente ricostruita, la storia mescola elementi più e meno originali, mantenendo nel complesso un giusto equilibrio tra commedia tradizionale Disney e film d’avventura che sfiora il fantasy. Per iniziare, è la prima volta che la Pixar dedica un intero lungometraggio ad una figura femminile, infatti la vicenda è incentrata su Merida, principessa che però non ha nulla a che vedere con le altre principesse Disney forse un po’ troppo patinate e perfettamente a proprio agio nei disegni bidimensionali. La protagonista di Ribelle- The Brave è, come cita il titolo, ribelle, nel suo performante e certamente più spazioso 3D: trova la sua libertà solo a dorso del suo cavallo e con il suo arco in spalla. Più simile al padre che alla madre non riesce a sottostare alle ferree regole che le impone quest’ultima che la vorrebbe impeccabile, pronta a prendere in sposo il marito scelto dal padre tra i figli primogeniti dei capiclan alleati. Merida non ci sta, principessa anticonvenzionale, non vuole accontentarsi di un marito scelto per lei da altri, vuole seguire il suo destino. Appassionata e selvaggia, decide di partecipare lei stessa alla gara per l’assegnazione della propria mano. La richiesta d’indipendenza della ragazza scatena però l’ira degli altri clan che si sentono presi in giro e disonorati. L’unica a dare un freno e a tenere salde le redini della faccenda è Elinor, la madre di Merida, colei che non solo tiene in piedi la famiglia, ma l’intero regno, rappresentando la diplomazia e la razionalità.

È la prima storia Disney in cui una principessa non si realizza nel finale del “vissero felici e contenti” sposando il suo principe azzurro, infatti, questa racconto è ben diverso, Merida non trova la sua completezza in un matrimonio, ma il racconto mette in evidenza il rapporto tra madre e figlia che si amano profondamente, ma che non si comprendono.

Ognuna delle due vorrebbe che l’altra arrivasse a capire le proprie ragioni, ma dove la realtà non arriva ecco che il fantasy ci mette del suo, e costringe Merida a rivolgersi ad una strega per cambiare il proprio destino. Chi non ha mai desiderato almeno una volta nella vita che la propria madre cambiasse magicamente idea riguardo a qualcosa in precedenza proibito. Ma come spesso accade le cose non vanno come programmato e la principessa si ritrova a fare i conti con l’orso in cui ha trasformato Elinor. Ma come altrettanto spesso accade, il disastro così formato, non viene del tutto per nuocere e attraverso rocambolesche trovate per scappare dal castello, le due donne si ritrovano a vivere a stretto contatto e a unire le forze per provare a “ricucire lo strappo causato”.

Merida imparerà a mettere da parte il suo egoismo che l’aveva portata a trasformare la madre in orso e ad anteporre i propri bisogni a quelli degli altri, ed Elinor riuscirà a conoscere la figlia, non solo come una ragazza disubbidiente, ma come una fiera e coraggiosa donna. Entrambe daranno ascolto alle ragioni dell’altra, lo strappo provocato in perfetto stile Disney sarà letteralmente ricucito e la principessa garantirà l’ordine del regno non grazie ad un matrimonio, ma al coraggio di seguire la propria strada e il proprio destino.




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